La ricerca di Concetta per curare il tumore al seno triplo negativo

La ricerca di Concetta di Natale per dare una speranza alle donne colpite dalla forma più aggressiva di tumore al seno

Il tumore al seno triplo negativo rappresenta circa il 15 per cento di tutte le neoplasie mammarie ed è spesso associato a una prognosi negativa anche perché mancano ancora terapie mirate. Ma la comunità scientifica sta lavorando molto in questa direzione: tra i nuovi trattamenti più promettenti ci sono gli approcci di immunoterapia. Con la sua ricerca, Concetta di Natale sta sviluppando un nuovo sistema di somministrazione di farmaci capace di migliorarne il potere terapeutico.

 

Raccontaci qualcosa di te: la ricerca è sempre stata la tua passione?

Ho sempre amato le materie scientifiche: i miei voti migliori durante gli studi superiori liceo erano in fisica e chimica. Ho capito che la mia strada era la ricerca fin dal primo giorno in cui ho messo piede in laboratorio per il tirocinio. Da allora, nonostante le mille difficoltà che ho incontrato in questo percorso e che caratterizzano comunque il lavoro di ricerca, gli alti e i bassi, le frustrazioni, non ho mai pensato di abbandonare questo lavoro. Sono andata contro tutti e tutto: oggi mi ritengo soddisfatta di aver tenuto duro».

 

Di cosa si occupa la tua ricerca?

«La nostra ricerca nasce dalla consapevolezza che, attualmente, il tumore al seno triplo negativo presenta ancora poche opzioni terapeutiche e una prognosi peggiore rispetto agli altri carcinomi mammari. L’immunoterapia potrebbe cambiare le cose. Gli inibitori dei checkpoint immunitari (cioè meccanismi di regolazione delle cellule immunitarie, ndr) rappresentano una vera e propria rivoluzione per tutta l’oncologia. La loro somministrazione, in combinazione con agenti chemioterapici, è già stata autorizzata in clinica per il trattamento delle forme metastatiche del tumore al seno triplo negativo. Con la nostra ricerca vogliamo testarne l’efficacia nelle fasi precoci. E non solo: stiamo lavorando a una soluzione innovativa, i cerotti a microaghi. Quando saranno pronti avremo un sistema di somministrazione di farmaci in grado di aumentarne la stabilità e la penetrazione nel sito tumorale, migliorandone così il potere terapeutico e al contempo riducendo gli effetti collaterali».

 

Perché hai scelto una ricerca al femminile? Che risultati vi aspettate di ottenere?

«Purtroppo ho incontrato spesso donne che si sono ammalate di tumore al seno triplo negativo. Ascoltando le loro storie non ho avuto dubbi. Con la produzione di cerotti a microaghi per il rilascio non invasivo di farmaci mi auguro davvero di rendere più serene le future pazienti che potrebbero evitare il trattamento chirurgico invasivo e trarne così anche un beneficio psicologico».


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