Paolo Veronesi: "Crisi umanitaria che colpisce in modo grave chi è malato". Fondazione Umberto Veronesi insieme a European Cancer Organisation per chiedere azioni efficaci
L’impatto della guerra in Ucraina investe anche i malati. I resoconti dalle aree di conflitto raccontano di pazienti evacuati dagli ospedali e di luoghi di cura colpiti. Per questo la comunità scientifica e medica ha espresso preoccupazione e si moltiplicano le iniziative a sostegno del diritto alla cura.
Fondazione Umberto Veronesi, da sempre impegnata per la ricerca sul cancro, per la promozione della qualità di vita dei malati e della prevenzione oncologica, è profondamente colpita da quanto sta avvenendo e segue con grande attenzione le testimonianze di medici, ricercatori, pazienti e familiari.
«L’attuale crisi ucraina rappresenta una profonda crisi internazionale a livello politico, ma anche una crisi umanitaria che sta causando feriti, morti e costringe un numero ancora imprecisato di persone a lasciare le loro case» ha affermato Paolo Veronesi, presidente di Fondazione Veronesi. «Potrà avere anche conseguenze disastrose sulla salute dei pazienti, adulti e bambini, e su un sistema sanitario già fragile. Per questi motivi bisogna lavorare instancabilmente ad una soluzione politica e diplomatica della crisi per contenere il più possibile le tragiche conseguenze del conflitto militare».
Conseguenze che potranno pesare per molto tempo sulla capacità non solo di curare, ma anche di fare ricerca e di innovare. Impossibile non ricordare le parole di Umberto Veronesi: «La pace è una condizione imprescindibile del progresso civile e scientifico per l’umanità. Finché ci sarà guerra non ci saranno giustizia e benessere».
Fondazione Umberto Veronesi inoltre si unisce agli altri membri di ECO, European Cancer Organisation, nel ricordare che i malati e gli operatori sanitari vanno protetti in ogni modo, che anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha definito crimini di guerra gli attacchi al personale medico e paramedico. Secondo ECO tutti i paesi europei hanno il dovere etico di facilitare l’accoglienza di pazienti oncologici che hanno bisogno di cure e trattamenti.
Andreas Charalambous, presidente ECO ha dichiarato: «Siamo in dialogo attivo con l’OMS e con la Commissione Europea su come la comunità oncologica può dare assistenza», specificando che si sta anche lavorando con le società scientifiche, le associazioni di pazienti e gli esperti per mettere in atto iniziative utili a mitigare almeno alcuni degli effetti della crisi. «Ora è il momento di contrastare le divisioni con azioni di solidarietà efficaci. Uno sforzo europeo per sostenere gli ucraini che già stanno soffrendo per un cancro e per altre malattie gravi dovrebbe essere una di queste azioni».