Anche Fondazione Veronesi contro la nuova povertà, quella energetica

Sottoscritto dal Presidente Paolo Veronesi il Manifesto contro la povertà energetica, promosso dal Banco dell'energia. Oltre due milioni di famiglie in difficoltà

C’è una forma di impoverimento più subdola e forse meno evidente di altre, che però sta lasciando il segno in Italia e in Europa. È la cosiddetta povertà energetica, che nel nostro Paese coinvolge milioni di famiglie e che rischia di avere conseguenze dirette sulla qualità della vita e anche sulla salute delle persone.

Per questi motivi Fondazione Umberto Veronesi, alla vigilia della European Sustainable Energy Week, la settimana europea dedicata all'energia sostenibile, ha aderito al Manifesto “Insieme per contrastare la povertà energetica”, promosso dal Banco dell’energia, l’ente filantropico nato nel 2016 e impegnato a promuovere la creazione di una rete di organizzazioni pubbliche, private e del terzo settore, associazioni di categoria e altri stakeholder sensibili al tema, impegnata a contrastare la povertà energetica.

Secondo le analisi effettuate dall’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), i costi per gli usi energetici domestici negli ultimi anni sono lievitati al punto che l’8,5% dei nuclei familiari (circa 2,2 milioni di famiglie in Italia) nel 2019 era in povertà energetica. In Europa si stima che il problema riguardi un cittadino su 4, uno su 6 in Italia.

Le misure sinora adottate in Europa sono partite dall’istituzione dell’Osservatorio europeo sulla povertà energetica (EPOV) nel 2017, seguito nel 2021 dalla promozione dell’Energy Poverty Advisory Hub (EPAH), l’iniziativa principale dell’UE sull’azione locale per affrontare la povertà energetica. Precedentemente, la direttiva (UE) 2019/944 – relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica – ha previsto nei paesi membri l’implementazione di misure di protezione per i “clienti vulnerabili” e in condizioni di povertà energetica.

Che cosa porta ad una condizione di povertà energetica? Le cause possibili sono tante: il reddito basso, l’inefficienza energetica delle abitazioni e degli elettrodomestici, la difficoltà di accesso agli strumenti di agevolazione per interventi di efficientamento (se non la mancata conoscenza della loro esistenza), la mancanza di risorse economiche e di accesso al credito per anticipare le spese di ristrutturazione. Il tutto mentre i costi dell’energia continuano ad aumentare.

Nei momenti di crisi, come quello determinato dalla pandemia, le difficoltà si acuiscono. Tanto che è emerso, si spiega nel Manifesto, «come la qualità della vita durante il periodo di lockdown sia stata direttamente associata alla condizione abitativa, al livello degli alloggi e del comfort a disposizione. La permanenza in casa ha inoltre determinato un aumento nei consumi per il riscaldamento con un aggravio delle difficoltà nel pagamento delle bollette da parte delle famiglie più vulnerabili, spesso costrette ad effettuare una scelta tra i loro bisogni primari».

Inoltre la difficoltà dei consumatori di fronte alla spesa energetica preoccupa istituzioni e legislatori, e rischia di pesare non poco sul processo di transizione enegetica, necessario e auspicabile nel contesto di crisi climatica che tanto influisce sulla salute pubblica globale. «Scelte ambiziose per la transizione ecologica, senza adeguati contrappesi sociali, rischiano di determinare impatti negativi sulle fasce a basso reddito se non vengono attuate politiche mirate per contenerne gli effetti» recita il Manifesto sottoscritto da Fondazione Veronesi.

Il Manifesto per contrastare la povertà energetica propone dunque alcune azioni concrete su cui concentrarsi nel breve periodo:

  • sensibilizzazione dei policy maker e dell’opinione pubblica
  • definizione di politiche e strumenti di intervento
  • educazione all’efficienza energetica
  • sostegno attivo alla mappatura e al monitoraggio nazionale e territoriale della povertà energetica anche con l’adozione di misure ufficiali
  • promozione di progetti territoriali che vedano il contributo di organizzazioni pubbliche/private/terzo settore.
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