Filosofo matematico, era stato vicepresidente del Comitato scientifico di Fondazione Veronesi. "Domani vedremo ancora più stelle, andremo più avanti, grazie alla scienza e alla tecnica"
È scomparso Giulio Giorello, matematico filosofo e professore all'Università degli Studi di Milano. Lascia un vuoto importante nella cultura italiana contemporanea e anche nella nostra Fondazione, che ricorda con gratitudine e con orgoglio il percorso condiviso e le occasioni di lavoro comune.
Giulio Giorello aveva ricoperto per alcuni anni il ruolo di vicepresidente del Comitato Scientifico, aveva contribuito ad eventi e dibattiti, condividendo con Umberto Veronesi la difesa appassionata dei valori di laicità e libertà. Insieme avevano scritto “La libertà della vita” (Raffaello Cortina editore), un saggio sui grandi temi della vita e della morte (Fecondazione assistita, trapianto di organi, stato vegetativo permanente, eutanasia) alla luce del dibattito politico e bioetico.
“Lo ricordo con grande affetto” ha dichiarato, commossa, Chiara Tonelli, presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Veronesi. “È stato un grande amico e un pensatore di straordinario rilievo filosofico e scientifico”.
Nel 2011 a Venezia, nel corso di una delle edizioni della conferenza internazionale The Future of Science, Giulio Giorello ingaggiò un dialogo-duello con Enrico Berti (leggi il confronto completo). I due filosofi rifletterono sull'impatto delle neuroscienze e di un certo determinismo biologico sulla concezione delle azioni e dei comportamenti. Se ciò che siamo e facciamo dipende dal cervello e dalla biologia, allora cosa resta dell’anima e della libera volontà? Così la raccontò il professor Giorello: “Per dirla con Stephen Dedalus di James Joyce (Ulisse), un’anima si estende 'fino alla stella più lontana che puoi raggiungere coi tuoi occhi o con qualche telescopio'. Lavorare, pensare, gettare la propria coscienza nel mondo in cui viviamo. Ma se è 'fino all’ultima stella', allora l'anima è finita? No, perché domani vedremo ancora più stelle, andremo più avanti, grazie alla scienza e alla tecnica. In questo modo, pur ingabbiati nella nostra dimensione individuale, riusciamo a creare questa cosa meravigliosa che è la conoscenza partecipata”.