L'Italia ama la guerra?
Il 25 febbraio sarà la giornata nazionale contro gli F 35. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il Comunicato Stampa del comitato "Taglia le ali alle armi"
Umberto Veronesi (1925-2016), medico e ricercatore, ha dedicato la vita allo studio e alla cura dei tumori, in particolare alle terapie conservative per i tumori del seno. E' stato Ministro della Sanità e Senatore del Parlamento Italiano. Ha dato vita alla Fondazione che porta il suo nome. Profondamente persuaso che la scienza possa migliorare il mondo in cui viviamo, questo blog, che ha aggiornato per cinque anni con 200 post, ha ospitato il suo pensiero sulla società, la scienza e il nostro futuro.
Il 25 febbraio sarà la giornata nazionale contro gli F 35. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il Comunicato Stampa del comitato "Taglia le ali alle armi"
Caro Presidente Berlusconi,
A leggere i giornali c’è da spaventarsi a vedere le tante e recenti denunce di presunti errori dei medici. E mi si chiede se c’è ancora da fidarsi dei medici, e dei chirurghi in particolare. Certamente molte di queste denunce sono state fatte in uno stato di comprensibile disperazione per un lutto o una grave malattia. Ma altrettanto certamente, i medici sbagliano, possono sbagliare.
Mi è capitato l’altro giorno in una stazione dell’autostrada di sentire le urla strazianti di un gregge di agnellini stivato su un camion nel loro viaggio verso il mattatoio, molti di essi saranno morti per fame e sete prima di essere abbattuti. Ogni anno la stessa assurda storia, oltre un milione di animali sacrificati per festeggiare una ricorrenza che per tradizione è legata allo spirito della pace. Penso ai capretti e agli agnelli, strappati alle madri durante lo svezzamento quando ancora succhiano il latte, per arrivare sulle tavole pasquali, per quel piatto chiamato «agnello all’abbacchio» (e il termine sembra derivi da «bacchio», il bastone che veniva utilizzato fino a poco tempo fa per percuotere l'animale prima dello sgozzamento). Non ho mai accettato questa barbarie, ma negli ultimi tempi ne sono addirittura nauseato e sono diventato un sostenitore ancora più convinto dei diritti degli animali.
Un popolo può migliorare la propria cultura e quindi il livello di civiltà e democrazia, migliorando l’alimentazione. Nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach scrisse il saggio per cui viene ricordato (a torto, secondo me) come un materialista: «Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia». Il filosofo tedesco sosteneva che esiste un’unità inscindibile tra psiche e anima, e che per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Ora, io non ho intenzione di entrare in una discussione filosofica, ma credo che una buona alimentazione faccia una buona salute, ivi compreso il buon funzionamento del cervello.
Siamo tutti convinti che la minaccia maggiore alla nostra salute venga da ciò che respiriamo, ma questo è vero solo in minima parte. Siamo tutti in psicosi da smog e da effetto-serra (due situazioni che non sono certo da sottovalutare), ma pochi sanno che è l’alimentazione il più grande determinante della salute.
Da troppo tempo amici e conoscenti mi confidano l’insoddisfazione che provano quando devono chiamare il medico di famiglia o lo vanno a trovare per una visita, magari urgente. “Non mi ascolta, non mi lascia dire tutto quello che vorrei”, è più o meno la lamentela. Io credo che tre sono gli elementi essenziali che compongono una buona visita medica e quindi qualificano un bravo medico: l’osservazione, l’ascolto del racconto del malato, la simpatia umana.
Ho sempre pensato che uno dei fondamenti della democrazia sia la possibilità di mettere a confronto con altri le proprie idee e i propri convincimenti. Ho sempre creduto che la convivenza civile sta nella capacità di capire le idee degli altri e, come diceva un motto degli Illuministi, di “osare di capire”, avere cioè il coraggio di adoperare la propria intelligenza per confrontarsi con gli altri.
I bambini del nemico non ci guardano più: sono morti. Si chiamavano Carthage (una bimba di tre anni), Saif (un maschietto di 2), e Mastoura, una piccolina di soli 4 mesi. Erano figli di due dei molti figli naturali di Gheddafi