L'Italia ama la guerra?
Il 25 febbraio sarà la giornata nazionale contro gli F 35. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il Comunicato Stampa del comitato "Taglia le ali alle armi"
Il 25 febbraio sarà la giornata nazionale contro gli F 35. Riceviamo e volentieri pubblichiamo il Comunicato Stampa del comitato "Taglia le ali alle armi".
La decisione di ridurre il numero di aerei che l’Italia dovrebbe acquistare, se decide di proseguire nel programma di acquisto dei cacciabombardieri F-35, dimostra una volontà di ascolto da parte del Governo delle voci unanimi delle associazioni religiose e laiche, insieme a migliaia di comuni cittadini. Tuttavia ciò che tutti chiedono è l’uscita del nostro Paese dal programma e non è una questione di numeri, ma di principio.
L’Italia è diventato un Paese che persegue la guerra e ripudia la pace, dimenticando l’articolo 11 della nostra Costituzione che assegna al nostro Paese una vocazione profondamente ed esplicitamente pacifista? Dispiace profondamente che nel “Decreto salva Italia”, che contiene importanti sacrifici imposti alle famiglie si dia corso ad un programma militare fra i più costosi della nostra storia. Quasi ferisce il fatto che con grande sicurezza e rapidità non sia stata concessa la garanzia di spesa per 4 miliardi di euro per le Olimpiadi del 2020 a Roma, perché troppo costose e troppo rischiose, ma si continui a portare avanti un programma militare che impiegherà più di dieci miliardi. Le ragioni del no alle Olimpiadi sono state ben spiegate, e perché allora non si fa altrettanto per il sì agli F 35, malgrado la mobilitazione della società civile contro questo programma? Dal 2009 questa parte di italiani, attenti e impegnati, sostiene con costanza la campagna - "Taglia le ali alle armi" - per fermare il programma F35. Come Senatore, nel 2010, anche io ho partecipato personalmente, presentando una petizione in Senato. I promotori oggi chiedono prima di tutto che vengano spiegati gli obiettivi: per quale motivo abbiamo bisogno di disporre di uno tra i più micidiali strumenti di guerra, che «colpisce il nemico come un fulmine, con una forza distruttiva e inaspettata»? Quale nemico dobbiamo colpire? Non è il rischio povertà il nostro peggior nemico, per cui oggi il Paese chiede a tutti, anche ai più deboli , di accettare con fiducia e dignità pesanti tagli ai fondamenti della nostra vita familiare : stipendi, pensioni, assistenza nella malattia ? chi di noi vuole fare sacrifici oggi per un domani di sangue e di guerra?
Per questo chiediamo allora che vengano considerate le alternative possibili di impiego delle risorse pubbliche: ricerca scientifica, asili, scuole, ospedali, aiuti ai giovani e alle donne.
In questo clima del tutto sotto silenzio è passata la decisione presa la settimana scorsa di trasformare la base militare Nato di Sigonella in Sicilia nel più grande centro di comando e di controllo mondiale di droni “predator” i velivoli senza pilota. Un altro programma militare che si preannuncia come uno dei più costosi e che vede l’Italia capofila di 13 Paesi chiamati a pagarne i costi. Molti italiani ancora non sanno che ci apprestiamo ad aumentare il nostro debito pubblico per poter ipoteticamente colpire “con più forza” un nemico (che non c’è), quando per ridurre lo stesso debito chiediamo a tutti i nostri malati di pagare addirittura una tassa sulla loro malattia: il ticket sanitario. L’ Italia vuole benessere, salute, crescita; e soprattutto non vuole la guerra.
Umberto Veronesi