In Italia vige ancora la pena di morte
A sette anni dall’entrata in vigore della legge 40, che introduce tanti divieti per le coppie che vorrebbero ricorrere alla fecondazione assistita, ecco un altro caso che emerge dal dolore privato per diventare rivendicazione di un diritto negato. Un uomo e una donna, entrambi portatori del gene della fibrosi cistica, si sono rivolti a Strasburgo, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, perché gli venga consentita la fecondazione assistita, e poi l’impianto in utero di un embrione non affetto dalla malattia. Il rischio, con un concepimento naturale, è del venticinque per cento, vale a dire che c’è una possibilità su 4 che nasca un bimbo malato. Secondo me, è un azzardo terribile che non si può imporre a nessuno, è giocarsi la vita di un innocente alla roulette russa.