Molestie sessuali: sotto silenzio
La notizia, purtroppo non ha avuto il rilievo che merita, è che da un’indagine svolta dall’Ordine dei Medici di Roma, cui sono iscritte 15mila donne, risulta che una su quattro ha fatto l’esperienza avvilente di essere molestata da un paziente. Dai complimenti fuori luogo alle battute più o meno volgari, fino a veri e propri assalti sessuali.
La notizia, purtroppo non ha avuto il rilievo che merita, è che da un’indagine svolta dall’Ordine dei Medici di Roma, cui sono iscritte 15mila donne, risulta che una su quattro ha fatto l’esperienza avvilente di essere molestata da un paziente. Dai complimenti fuori luogo alle battute più o meno volgari, fino a veri e propri assalti sessuali.
Alle colleghe va tutta la mia solidarietà, accompagnata da una profonda vergogna di condividere il sesso maschile con questi odiosi individui. Veramente non riesco a concepire come si possa approfittare della innocente e fiduciosa intimità di una visita medica per uscire dal ruolo del paziente e diventare un molestatore. Il problema non è nuovo, e non è soltanto italiano.
Anni fa in Francia un’analoga inchiesta rivelò che a Parigi e in altre grandi città le donne medico che avevano lo studio in periferia e nei cosiddetti quartieri “difficili” vivevano la loro professione con angoscia: c‘erano stati addirittura alcuni casi di violenza. Ma non è questione di condizioni sociali degradate, perché succede anche negli studi medici dei quartieri alti.
L’evidenza che balza in primo piano è l’assurda presunzione di certi uomini, i quali danno per scontato che le loro “attenzioni” debbano essere sempre gradite dalla donna che le riceve. Mettiamo pure in conto che ci siano pazienti con disturbi psichici e con pulsioni sessuali fuori controllo, ma la frequenza di questi episodi dice altra cosa, dice che ci sono uomini perfettamente “normali”che si permettono però di pensare che tutte le donne siano a loro disposizione. Non è così, e c’è sicuramente una morale da rifondare.
Ho sempre amato e rispettato profondamente le donne, la loro forza gentile, la loro intelligenza. Sono fiero che una volta mi sia stato conferito il titolo di “donna onoraria”. Penso quindi con amarezza alle colleghe molestate. Ho saputo che le dottoresse che lavorano per la guardia medica e fanno in urgenza le visite domiciliari notturne prendono la precauzione di farsi accompagnare dall’autista, a scanso di brutte avventure. Me ne rincresce per la professione medica, che esiste da millenni per aiutare la gente, e che non meritava questo.
Umberto Veronesi