L'abbraccio della mamma
Il conforto senza limiti che troviamo in certi cibi è come quello di una madre che non sa educare i suoi figli: conduce alla dipendenza
Ieri Orietta, una mia paziente grande obesa affetta da disturbo da Binge Eating, mi ha detto “mangiare una merendina è come ritrovare subito, all’istante, l’abbraccio della mia mamma”.
Mi è tornato in mente Donald Winnicott, un grande innovatore della pediatria e della psicoanalisi, che parlava di “mamma sufficientemente buona”. Una mamma sufficientemente buona, consapevole dei suoi limiti, sa bilanciare momenti di conforto e momenti di piccola frustrazione al suo bambino, così da facilitargli il cammino verso una graduale presa di coscienza delle proprie risorse, quindi verso una sempre maggiore autonomia e libertà.
Possiamo dire che mangiare una merendina, così come tutti gli alimenti con tanto sale zucchero e grasso, è come ritrovare l’abbraccio di una mamma NON sufficientemente buona: ci dà una sensazione immediata e potente di massimo conforto, ma ci rende sempre più dipendenti da quel tipo di conforto.
Come sapete, sono da sempre contrario a qualsiasi tipo di divieto assoluto o di demonizzazione nei confronti del cibo, perché i divieti assoluti creano di solito desideri ancora più irresistibili.
Sono però molto convinto dell’utilità di una maggiore “presenza verso noi stessi” quando mangiamo: basta un pochino di tempo in più, quando mastichiamo, per scoprire il “trappolone gustativo” che si nasconde dietro alcuni cibi, così da poterli evitare senza bisogno di rigide imposizioni.
Provate, basta un minuto per un boccone.
Stefano Erzegovesi
@erzegos