Malati di troppo cibo
E’ uscita in questi giorni anche in Italia la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), la grande “Enciclopedia della psichiatria”
E’ uscita in questi giorni anche in Italia la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), la grande “Enciclopedia della psichiatria” con la descrizione e la classificazione di tutte le malattie della mente.
Molte le novità per i Disturbi Alimentari: cominciamo oggi ad occuparci del Disturbo da Alimentazione Incontrollata, ovvero Binge Eating Disorder (BED).
Rispetto alle precedenti classificazioni del DSM, per la prima volta il BED viene considerato come una vera e propria malattia, non più come “proposta di nuove categorie diagnostiche utilizzabili per ulteriori studi”.
Quando sospettare la presenza di un BED? Vediamo insieme i criteri principali:
- la presenza di episodi ricorrenti di alimentazione incontrollata (binge eating in lingua inglese), ovvero mangiare troppo e, soprattutto, mangiare troppo e molto in fretta.
Negli episodi di binge eating manca la componente di serena convivialità: si mangia molto, voracemente, spesso con vergogna ed imbarazzo, quasi sempre in maniera solitaria. Ci si sente fastidiosamente “pieni”, si mangia senza fame e, dopo aver mangiato, ci si sente tristi, in colpa, a volte con un senso di disgusto verso se stessi.
- Gli episodi di binge eating non devono essere sporadici: devono capitare almeno una volta alla settimana per 3 mesi consecutivi.
- Il BED è diverso dalla bulimia: non ci sono i comportamenti di compenso tipici della bulimia nervosa (digiunare dopo l’abbuffata, procurarsi il vomito, prendere lassativi o diuretici, fare attività fisica in maniera compulsiva), quindi si è sempre sovrappeso, spesso anche gravemente obesi.
- diversamente dall’anoressia o dalla bulimia, il BED non riguarda principalmente le giovani donne: riguarda ugualmente uomini e donne, con un’età più matura (in media dai 35 anni in su).
La buona notizia? Il BED è un disturbo che si può e si deve curare, con l’aiuto di uno psichiatra, di un nutrizionista e di uno psicologo, ben organizzati e coordinati tra loro.
Da un anno curiamo le persone BED portandole anche in cucina, attraverso un’esperienza non solo culinaria/di sana alimentazione ma, soprattutto, emotiva e di comunicazione.
I risultati sono ancora piccoli, ma molto promettenti.