Melanoma: come riconoscere un neo sospetto?
La regola dell'ABCDE spiegata dal dottor Mario Santinami, direttore dell'unità Complessa Melanomi e Sarcomi all'Istituto Nazionale Tumori di Milano.
Il melanoma ha l’enorme vantaggio di essere immediatamente visibile e diagnosticabile: con più attenzione da parte delle persone, una migliore prevenzione e dunque diagnosi precoci sarebbe possibile evitare quei 1500 casi scoperti ogni anno in Italia quando sono ormai metastatici e lasciano poche speranze. A cosa prestare attenzione? Ce lo spiega il dottor Mario Santinami, direttore dell'unità Complessa Melanomi e Sarcomi all'Istituto Nazionale Tumori di Milano.
Come riconoscere un neo sospetto? Con un po’ di buon senso. Alla nascita abbiamo poche lesioni pigmentate ma poi crescendo e sviluppandoci queste lesioni pigmentate aumentano e sono anche uno dei segni di invecchiamento della pelle, questo è il motivo per cui le persone anziane spesso sono tappezzate di lesioni pigmentate ma non necessariamente sono pericolose.
Come fare per riconoscere in maniera empirica un neo sospetto, ovvero qualcosa che è meglio far vedere allo specialista?
Si è sempre adottato questo ABCDE come una regoletta semplice, una specie di scioglilingua:
- A sta per delle lesioni che hanno una asimmetria della lesione stessa;
- B quando vediamo che i bordi sono irregolari, sfumati, non facilmente visibili;
- C è il colore, ovviamente una lesione che si presenta policromatica deve indurre in sospetto perlomeno generare la necessità di farla vedere a uno specialista;
- D per dimensioni, un tempo contavano molto però oggi con gli strumenti che abbiamo a disposizione riusciamo a far diagnosi in melanomi molto piccoli, anche inferiori ai 3 millimetri, comunque al di sotto dei canonici 6 millimetri che si usavano;
- E, la cosa più banale, è l’evoluzione cioè se noi vediamo un neo che cambia, che si trasforma direi che è un buon segnale per farlo vedere.