Stop Vivisection: ecco com'è andata
Un milione duecentomila firme, una proposta criticatae anacronistica, la bocciatura del Parlamento europeo
Conoscete "Stop Vivisection"? Si tratta di una iniziativa tutta italiana che si propone di "eliminare la sperimentazione animale nell'Unione Europea" attraverso l'abrogazione della Direttiva Europea 2010/63/UE (ve la ricordate?). Tralasciando il fatto che questa normativa fu scritta proprio per tutelare gli animali da laboratorio, Stop Vivisection raccoglie già nel nome tutto il paradosso della propria idelogia. Correva l'anno 1992, impazzavano le Big Babol, l'arresto di Mario Chiesa dava inizio a Tangentopoli, qui a Barcellona iniziavano le Olimpiadi, i Cure raggiungevano il tetto del mondo con la pubblicazione di Wish e Cossiga firmava il Decreto Legislativo DLT 27/01/1992 Num. 116.
Con questo decreto si obbligava l'uso di anestesia e analgesia per ogni pratica di sperimentazione su animali, ponendo fine alla "vivisezione": qualcuno, quindi, avvisi il milione e duecentomila cittadini europei che hanno firmato per l'iniziativa Stop Vivisection che la vivisezione è stata già stoppata 23 anni fa. Eppure riescono a riproporcelo come se fossimo ancora nel 1992, data a cui risale anche la più recente delle immagini proposte per la loro propaganda. Nonostante ciò, avendo raccolto più di un milione di firme, la proposta diventa una ECI, un diritto d'iniziativa dei cittadini europei che permette al Comitato di portare la questione in Europarlamento.
Questo ha generato diverse prese di posizioni da parte di illustri scienziati e prestigiose riviste. Cito solo un caso, credo il più rappresentativo di tutti: Kay Davies, una delle più famose genetiste al mondo, da sempre in prima linea nella ricerca contro la distrofia di Duchenne, ha scritto su Nature che, nonostante tutti siamo d'accordo sulla necessità di sviluppare metodi che permettano una riduzione sempre maggiore dell'uso di animali da sperimentazione, al giorno d'oggi, "Abolire (la normativa) non sarebbe un bene per la ricerca di base, il progresso della medicina e il benessere animale". In ogni caso, l'11 maggio Stop Vivisection è approdata per una prima discussione al Parlamento Europeo. Da una parte c'erano i membri promotori dell'iniziativa, dall'altra un Premio Nobel che risponde al nome di Françoise Barrè-Sinoussi che ha letteralmente raso al suolo punto per punto l'iniziativa con bordate di razionalità. Giusto per ripassare alcuni dei passi più importanti del suo intervento:
- Stop Vivisection "Troppe differenze genetiche tra uomo e topo": Sbagliato. Omologia genetica del 99%, anche se ovviamente il 100% di omologia non è possibile neanche tra due gemelli omozigoti.
- S.V. "La sperimentazione animale serve solo agli umani": Sbagliato, la sperimentazione animale aiuta anche la medicina veterinaria. Ne abbiamo parlato anche qui.
- S.V.: "Il modello animale non è trasportabile all'uomo". Non sempre, ovviamente. In moltissimi casi, lo è mentre in altri esistono ovviamente delle differenze. Applicando le giuste modifiche e tenendo conto di queste differenze, la maggior parte degli studi sugli animali può essere trasportata all'uomo. Ricordiamoci sempre che stiamo parlando di modelli, che, per definizione, non corrispondono al 100% alla realtà, ma le somiglianze sono molto più numerose delle differenze. Per adattare i modelli ai casi reali, serve l'esperienza e la preparazione dello scienziato.
Qui trovate una trascrizione per punti di tutta la discussione.
Cosa ne pensa la stampa italiana al riguardo? Come sempre, molto obiettiva e ferma sul pezzo, come dimostra Repubblica con questo articolo a firma di Margherita D'Amico. Cito solo alcuni passaggi davvero memorabili:
- "Rendere obbligatori i metodi sostitutivi ovunque siano applicabili", spiega Fabrizia Pratesi: qualcuno avvisi Repubblica e la Pratesi che sono già obbligatori per la R di Riduzione.
- [...] le notevolissime conquiste ottenute in biologia, chimica, matematica, genetica, permettono adesso di procedere altrimenti: Falso; aiutano ma non permettono di procedere altrimenti in ogni caso.
- [...] ma i sostenitori del sistema che ogni anno sacrifica fra atroci sofferenze l'esistenza di milioni di animali obiettano che con percorsi alternativi si possono sì ricostruire artificialmente gli organi, ma non l'organismo.: solo io ci vedo una premessa tendenziosa per affermare un fatto reale? Se la D'Amico è a conoscenza di protocolli di sperimentazione che causano atroci sofferenze, li segnali sulla sua testata e sarà compito dei comitati etici valutarne l'utilità.
- Ribatte Claude Reiss, [...] fondatore di Antidote Europe, associazione costituita prevalentemente da medici e ricercatori che si battono per una ricerca biomedica responsabile e sicura: sottile invito a leggere tra le righe: "la ricerca biomedica effettuta attraverso la S.A. è irresponsabile e pericolosa". Spero che la D'Amico lo sappia che ogni aspirina e ibuprofen che prende per dover scrivere simili panzane viene proprio dalla ricerca che lei definisce "irresponsabile e pericolosa". O magari lei si cura con il limone e peperoncino o con l'omeopatia. Questo è un punto trito e ritrito: gli attivisti a volte scordano di star sputando nel piatto in cui mangiano.
- "La rigenerazione della ricerca è auspicata da una compagine scientifica sempre più nutrita, che si scontra con politiche, industrie e baronie di settore ancora fisse sull'indispensabilità della vivisezione.": Ma non è vero! La comunità scientifica dibatte continuamente (anche) sull'utilità della S.A. ma non esiste nessuna compagine scientifica sempre più nutrita che si scontra con fantomatiche politiche, industrie e baronie (la famosa teoria complottistica delle BigPharma che fanno S.A, anzi no, "vivisezione", perché un topo è più economico di una coltura cellulare. Logico, no?). La realtà è ben diversa e la D'Amico o non la conosce (cattivo esempio di serietà professionale) o sceglie volontariamente di ignorarla (pessimo esempio di serietà professionale). Qui l'unica fissata sulle proprie idee è propio l'autrice del pezzo, come la maggioranza dei movimenti anti sperimentazione che, evidentemente, rappresentano la sua unica fonte di informazione.
- Il dibattito odierno, aperto al contraddittorio...: Già, contraddittorio che purtroppo manca in questo "articolo" che riporta le dichiarazioni di Fabrizia Pratesi, coordinatrice di Stop Vivisection, di Claude Reiss e del sempre memorabile Gianluca Felicetti, presidente della LAV. Quello che manca però sono le voci dell'altra campana, ad esempio la voce di qualcuno all'interno di Pro Test Italia o di altri movimenti e associazioni che cercano di informare la gente circa l'utilità della S.A. e sulla pericolosità di Stop Vivisection. La realtà è che mentre Repubblica può permettersi solo dichiarazioni di Felicetti e di Pratesi, le voci che realmente contano nel campo scientifico, scrivono su Nature (la Davies) o parlano in Europarlamento (come il Nobel Barrè-Sinoussi).
La decisione riguardo Stop Vivisection è stata rimandata al 3 giugno 2015 e secondo voi come è andata a finire? Ovviamente il Parlamento Europeo ha rispedito al mittente la proposta. Pur specificando che, ovviamente, la sperimentazione animale verrà progressivamente sostituita dai nuovi metodi che si affacceranno sul panorama scientifico, al momento non è possibile rinunciarvi. Alcune reazioni sono state prevedibili, come ad esempio le parole della Senatrice Elena Cattaneo ("La notizia dello stop europeo all’iniziativa “stop vivisection” dà il senso dell’irragionevolezza di una richiesta di blocco della sperimentazione animale che avrebbe fatto precipitare l’Europa in un Medioevo scientifico") e quelle degli stessi promotori di Stop Vivisection per bocca del loro profilo Facebook ("A disappointing response", una risposta deludente). All'interno dello stesso intervento, però, oltre alla già citata delusione, non si può non notare un senso di frustrazione per essere stati, secondo loro, trattati in maniera un po' superficiale. La realtà dei fatti è che c'era poco da discutere: di tutti i punti che proponeva Stop Vivisection, nessuno era realisticamente attuabile. Usare il paravento del numero di firme ("Io ho 1,2 milioni di firme: mi devi più rispetto") ricorda tanto certi politici piccoli piccoli che pretendono di poter fare del e col Governo di uno Stato quello che gli pare e piace solo perché "i cittadini mi hanno votato". Il milione e passa di firme che Stop Vivisection è riuscita prendere -verrebbe da dire "estorcere"- con mezzi propagandistici a cittadini poco ferrati in materia, dà il diritto di discussione in Parlamento, non dà automaticamente diritto alla ragione. Diciamola in altri termini: anche se 1,2 milioni di cittadini ti stanno appoggiando, può anche darsi che stiano appoggiando una stupidaggine. In fondo, anche gli One Direction vendono milioni di copie nel mondo ma non per questo sono paragonabili ai Pink Floyd, insomma.
Per concludere, segnalo due reazioni che, al contrario, sono state davvero inaspettate. La prima è un intervento della consulente scientifica della Leal Valeria Roni che a leggerlo sembra di sentire Mel Gibson/William Wallace caricando gli scozzesi per l'indipendenza in "Braveheart". La seconda, ovviamente mi riservo la migliore per il finale come nei migliori concerti, non può che essere che di quel mattacchione di Felicetti, il quale su twitter ci segnala la sua contentezza nel costatare che il voto contrario dell'Europarlamento a Stop Vivisection è segnale che l'Unione Europea si sia finalmente "convinta che sperimentazione su animali debba essere gradualmente abolita". Voi vi distraete un attimo et voilà, Felicetti sale sul carro dei vincitori. Per poter mistificare così la realtà ci vuole davvero coraggio, ma ricordatevi: parliamo della LAV, in fondo è il loro lavoro.
Francesco Mannara
@f_mannara