Morire (ancora) di anoressia
La morte di Lorenzo e la necessità di destinare più risorse alla diagnosi e alla cura dei disturbi alimentari
È di questi giorni la dolorosa notizia di un ragazzo ventenne morto di anoressia nervosa. Dell'eventualità di perdere la vitaper questa causa ne avevamo già parlato su questo blog, ma credo sia ancora importante puntualizzare alcune riflessioni:
- I disturbi alimentari erano, sono e continuano a essere malattie gravi e con un’alta mortalità, a maggior ragione alta se pensiamo che colpiscono persone giovani ed altrimenti sane.
- I disturbi alimentari nei ragazzi sono più rari, ma gravi e bisognosi di cure tanto quanto i disturbi alimentari femminili.
- Chi soffre di anoressia, spesso non è consapevole di avere un problema grave e, di conseguenza, rifiuta le cure. Sarebbe quindi il momento di riflettere, senza alcun intento autoritario o limitativo della libertà, sulla possibilità, per tempi limitati ed in fasi critiche di malattia, di curare il paziente contro la sua volontà e all’interno di reparti specializzati per i disturbi alimentari. Cosa al momento impossibile in Italia.
- Chi ci governa dovrebbe, finalmente, capire che stiamo parlando di disturbi cronici, che richiedono cure intense, per tempi lunghissimi e che coinvolgono più professionisti (come minimo un medico, uno psicologo e un nutrizionista). Questo vuol dire certamente investire più risorse per la diagnosi precoce e per la cura dei disturbi alimentari, esattamente come già si fa per disturbi gravi e cronici come le malattie tumorali.
Come diceva molto bene una mia paziente, anche la psiche può avere le sue metastasi.