La magrezza è di moda?
Le modelle ricevono pressioni dalle aziende di moda. Ma un unico fattore ambientale non può essere la causa unica di uno di essi
Leggevo nei giorni scorsi della settimana della moda a Milano. Mi è venuto in mente un interessante articolo di Rodgers che solleva due importanti questioni interpellando le dirette interessate, cioè le modelle. Quanto l’ambiente della moda può favorire la comparsa dei disturbi alimentari? Cosa si potrebbe fare per rendere più sano l’ambiente della moda?
Sul primo punto, sapete come la penso. I disturbi alimentari dipendono da numerosissime cause. Un unico fattore ambientale, cioè la pressione verso la magrezza da parte delle case di moda, non può essere la causa unica di uno di essi. Certamente può essere uno dei fattori di rischio, che le modelle sottolineano in maniera specifica: ammettono di essere molto sollecitate a dimagrire per «indossare meglio» e riconoscono che tale pressione induce comportamenti alimentari poco sani, tipo mangiare in fretta e furia uno snack al posto di un pasto equilibrato. Resta da vedere se i comportamenti alimentari poco sani si traducano sempre in un disturbo alimentare. Secondo me no, a meno che ci sia anche una predisposizione personale.
Sul secondo quesito, le modelle forniscono un’opinione che mi trova totalmente d’accordo. Per rendere più sano l’ambiente della moda, non serve più di tanto vietare un peso troppo magro per accedere alle sfilate. Sarebbe molto più utile (e fattibile in pratica) organizzare per tutte una mezzora di pausa durante il lavoro, in cui rilassare la mente e consumare un pasto con calma.
Un giusto tempo per consumare un pasto serve a tutti: rilassa la mente e ci rende più consapevoli di quello che succede nella nostra pancia. Nella pancia, come sapete, abitano la fame e la sazietà. Ma abitano anche la gioia, la rabbia o la tristezza. Tutte emozioni che richiedono tempo per essere capite e digerite.