Gli obesi sono bugiardi?
Giudichiamo il meno possibile le persone obese: serve solo a mortificarle, e non serve certo a spronarle verso un cambiamento duraturo delle loro abitudini
Qualche giorno fa stavo rivedendo il diario alimentare con Giovanna, una mia paziente obesa che, da qualche mese, non riesce più a perdere peso.
Le ho chiesto spiegazioni più dettagliate sulla voce «colazione: due fette biscottate con un velo di marmellata», chiedendole quanto le durasse un vasetto di marmellata. Risposta: 3-4 giorni! Quindi Giovanna mi stava raccontando delle bugie? Un po’ sì e un po’ no.
Da un lato Giovanna, come tutte le persone obese, ha una specifica difficoltà a percepire le dosi di quello che mangia, in maniera esattamente speculare ad una paziente anoressica: per un’anoressica un boccone di pane da 5 grammi è «un’enorme quantità», per Giovanna due panini interi sono «un boccone di pane», non perché sia bugiarda ma perché le dosi non riesce proprio a vederle per come effettivamente sono. Dall’altro lato Giovanna è profondamente segnata da un sentimento di vergogna circa la propria condizione fisica e di peso, e le cosiddette “bugie” sono solo un modo per affrontare il mondo esterno sentendosi meno giudicata.
Quindi? Giudichiamo il meno possibile le persone obese: serve solo a mortificarle, e non serve certo a spronarle verso un cambiamento duraturo delle loro abitudini.
Stefano Erzegovesi
@erzegos