Bulimia nervosa: un’epidemia nascosta
Come accorgersi che una persona è bulimica? E soprattutto: come aiutarla?
Terminiamo oggi la rassegna della nuova classificazione dei disturbi della psiche (DSM-5) affrontando, dopo il Disturbo da Binge Eating (BED) e l’Anoressia Nervosa, il problema emergente della Bulimia Nervosa.
Perché problema emergente? Perché, a differenza dell’Anoressia e del BED, più riconoscibili dall’esterno a causa dell’estrema magrezza o dell’obesità, la Bulimia può passare inosservata, “consumandoci” dall’interno senza sofferenze apparenti, anche per lunghissimi periodi (conosco persone che soffrono di bulimia da anni, senza che neanche le persone più care – genitori o marito – ne abbiano avuto sospetto).
Quali i sintomi principali secondo il DSM-5?
- come nel BED, ci sono le abbuffate: quindi mangiare troppo (l’etimo sta per “fame da bue”), mangiare in fretta, e quasi sempre da soli; come nel BED c’è una spiccata sensazione, mentre si mangia, di perdita di controllo.
- come nell’Anoressia, la valutazione di sé e l’autostima sono grandemente influenzate dal peso e dalla forma corporea; per questo molte ragazze bulimiche si descrivono come “vorrei essere anoressica, ma non ce la faccio”.
- diversamente dal BED, il peso corporeo è di solito normale per via di comportamenti che compensano gli effetti dell’abbuffata: tipicamente il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi e/o diuretici, i cosiddetti metodi purgativi, ma anche i digiuni, precedenti o conseguenti all’abbuffata, e gli eccessi di attività fisica.
Immaginate l’estrema fatica quotidiana di dover combattere, da un lato, con la presenza di abbuffate incontrollabili e, dall’altro con la necessità compulsiva di mettere in atto comportamenti di compenso; il tutto porta spesso a cali dell’umore, fino a veri e propri episodi di depressione.
Cosa fare per un persona che soffre di bulimia? Prima di tutto sospettarne la presenza: sono segni di allarme, in una ragazza giovane normopeso ma anche in una donna adulta, un peso normale che oscilla molto sul breve periodo, la presenza di “inspiegabili” problemi di erosione dentaria (legati all’acidità del vomito autoindotto), la tendenza a correre spesso in bagno al termine di un pasto, l’abitudine ad “ammazzarsi” di attività fisica in palestra, l’improvvisa sparizione dalla dispensa di intere confezioni di biscotti (o di altri cibi che si possano consumare in fretta).
Purtroppo, anche ad occhi attenti, la bulimia spesso rimane nascosta: il senso di profonda vergogna porta le pazienti a nascondersi da qualsiasi occasione che le possa portare “allo scoperto”. Quindi, come per l’anoressia, cerchiamo come prima cosa un contatto empatico: enfatizziamo la presenza di un malessere che riduce la qualità della vita e, soprattutto, rassicuriamole dal timore di essere etichettate come “persone che lo fanno apposta, e che si dovrebbero vergognare di quello che fanno”.
Stefano Erzegovesi