Se il Servizio Sanitario "fa la festa" ai nonni
Il 2 ottobre l'Italia ha celebrato gli anziani. Ma i tagli lineari, l'assenza di interventi specifici e le carenze gravi sul piano della prevenzione trascurano proprio i cittadini più fragili, spezzando la solidarietà tra le generazioni
Il 2 ottobre si è celebrata - con tanto di legge istitutiva - la festa dei nonni. Sulla carta si dovrebbe celebrare il rispetto e la considerazione verso i nostri anziani. Un gesto importante e nobile. Nella storia dell'uomo, almeno fino al secolo scorso, agli anziani venivano riconosciute doti di equilibrio, saggezza, giustizia, conoscenza. «Un popolo che non sa curare gli anziani è un popolo senza futuro, perché non ha forza e memoria per andare avanti», ha ricordato anche Papa Francesco a Philadelphia in chiusura del suo viaggio americano poche settimane fa. Ma siamo sicuri che - adempimenti normativi a parte - l'Italia stia davvero celebrando il tributo di riconoscenza e di cura verso la generazione degli ultrasessantacinquenni?
Stando ai tagli annunciati al Servizio Sanitario Nazionale, al Piano Nazionale Vaccini e alle discriminanti geografiche che, a seconda della regione di residenza, condannano o assistono i cittadini anziani, sembrerebbe proprio di no. Tagliare sulla prevenzione, e non prevedere prestazioni in grado di mettere al riparo gli anziani da morti evitabili, diventa una forma di discriminazione grave. Non è esattamente celebrare i nonni. è, semmai, “fargli la festa”. La Commissione europea - con l'obiettivo di allungare di due anni la vita in salute dei cittadini - ha fissato in cinque aree i pilastri per una vecchiaia in salute: alimentazione, movimento e stili di vita, screening, consumo corretto dei farmaci e immunizzazioni. Stiamo parlando di una soglia minima. Il minimo comun denominatore per un'anzianità in salute. A questi se ne possono senz'altro aggiungere innumerevoli altri ma, sarebbe già tanto se questo minimo fosse garantito.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità sta addirittura cercando di calcolare il benessere soggettivo nei 53 Paesi della regione europea, così come indicato nel più recente report annuale sullo stato di salute dei cittadini del Vecchio Continente. Eppure proprio l'Oms nel documento “SALUTE 2020 Un modello di politica europea a sostegno di un’azione trasversale al governo e alla società a favore della salute e del benessere” ammonisce che «massimizzare la salute attraverso tutte le fasi della vita è un diritto fondamentale per tutti e non un privilegio per pochi». E non ci si può nascondere dietro il pareggio di bilancio, i patti di stabilità, la spending review e le disparità economiche tra regione e regione. Sempre in SALUTE 2020, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ammonisce che «una buona salute è un bene e una fonte di stabilità economica e sociale. É la chiave per ridurre la povertà e contribuisce allo sviluppo sostenibile e, allo stesso tempo, ne beneficia. L’aspetto più importante è che la buona salute non può più essere considerata un risultato di un solo settore: i miglioramenti sostenibili ed equi in materia di salute sono il prodotto di una politica efficace a tutti i livelli di governo e degli sforzi di collaborazione tra tutti gli ambiti della società».
Certamente, è dal Ministero della Salute che deve partire il primo impulso nella difesa della salute dei cittadini più fragili ma il tema è trasversale a tutti gli ambiti della vita pubblica. «Con il peso delle pressioni economiche e l’aumento della spesa sanitaria - si legge sempre in SALUTE 2020 - aumenta anche il rischio di esclusione, e troppo spesso ci si dimentica di coloro che hanno i maggiori bisogni di salute». Prendiamo la ricorrenza della Festa dei nonni per ricordarcene. E per non dimenticarlo il giorno successivo: i primi anni e gli ultimi sono le stagioni della vita di maggiore fragilità e di maggior bisogno di assistenza e cure. Nonni e nipoti. Nipoti e nonni. Una catena di solidarietà tra le generazioni che non può essere spezzata.
Marco Magheri
@marcomagheri