Sindrome feto-alcolica: non bere in gravidanza
I disturbi causati dall'alcol al feto sono evitabili con una rinuncia completa durante la gestazione
Ogni anno il 9 settembre - il 9° giorno del 9° mese, alle 09:09 - si celebra la Giornata Internazionale per la prevenzione della Sindrome Feto Alcolica e Disturbi correlati. Si tratta di un’iniziativa nata per aumentare la consapevolezza del rischio legato ad una serie di possibili danni causati al feto dall’esposizione prenatale al consumo di alcol da parte della donna in gravidanza (malformazioni alla nascita, disturbi dell’apprendimento, del comportamento e disturbi mentali). L’uso dell’alcol durante questa particolare fase della vita - da intendersi come il consumo anche della minima quantità di qualunque bevanda alcolica da parte della futura madre - può provocare al nascituro una varietà di anomalie strutturali (anomalie craniofacciali, rallentamento della crescita.) e disturbi dello sviluppo neurologico che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive. Queste alterazioni si possono presentare con modalità diverse tali da comportare un ampio spettro di disordini, che vengono ricompresi nel termine FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorders).
Non esistono dati certi sull’incidenza della sindrome feto-alcolica (FAS) e delle patologie correlate (FASD) in Italia. La stima di prevalenza corrente di FAS è pari a 1.2 su 1.000 nati vivi. Circa otto neonati su 100 sono esposti all’assunzione di alcol durante la vita intrauterina. Uno studio di recente pubblicazione stima che, su 976 bambini, la prevalenza registrata della FAS è pari il 12 per 1.000 nati vivi e quella della FASD può stimarsi intorno al 63.0 per 1.000 nati vivi. Si ritiene che tra le donne che bevono quantità rilevanti di alcol in gravidanza, una percentuale compresa tra il 4 e il 40 per cento partorisca bambini affetti da danni alcol correlati di vario grado. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’Unione Europea l’82 per cento delle donne beve alcolici (numero fortemente in aumento). E, siccome quasi la metà delle gravidanze non sono programmate (il 42%), il rischio di consumo di alcol durante le prime fasi della gestazione è altissimo. «Troppo giovane per bere» è un noto video di sensibilizzazione che connota la campagna «Too Young To Drink – TYTD» (clicca qui per guardarlo) prodotto e disseminato da Fabrica in tutto il mondo per sollecitare una riflessione sulle conseguenze di un comportamento che può fare la differenza nel futuro cognitivo e nella vita di un figlio, indifeso rispetto ad un gesto da evitare nei nove mesi di gravidanza e in quelli che lo precedono se si pianifica di avere un figlio.
La sindrome feto-alcolica è oggi la più grave e negletta disabilità permanente che si manifesta nel feto che viene esposto durante la vita intrauterina all’alcol ingerito dalla madre. Il feto non può metabolizzare l’alcol, perché privo degli enzimi adatti a questo compito. Di conseguenza l’alcol e i suoi metaboliti (acetaldeide) si accumulano nel suo sistema nervoso e in altri organi danneggiandoli. Da qui il consiglio dei professionisti della salute: meglio astenersi completamente dal bere durante la gravidanza. Anche il Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità e la Società Italiana di Alcologia promuovono la sensibilizzazione specifica mirando all’incremento della consapevolezza nelle donne che sono in gravidanza o che la stanno programmando a evitare di bere alcolici per tutelare la salute del nascituro, del loro figlio. Una cosa deve essere chiara: i disordini feto-alcolici sono prevenibili al 100 per cento, se si evita l’alcol in gravidanza.
L’Osservatorio Nazionale Alcol dell'Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Centro per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha prodotto un decalogo che può contribuire a incrementare la consapevolezza sulla dannosità e la nocività del consumo di bevande alcoliche delle donne in gravidanza:
- consumare bevande alcoliche in gravidanza aumenta il rischio di danni alla salute del bambino
- durante la gravidanza non esistono quantità di alcol che possano essere considerate sicure o prive di rischio per il feto
- il consumo di qualunque bevanda alcolica in gravidanza nuoce al feto senza differenze di tipo o gradazione
- l'alcol è una sostanza tossica in grado di passare la placenta e raggiungere il feto alle stesse concentrazioni di quelle della madre
- il feto non ha la capacità di metabolizzare l’alcol che quindi nuoce direttamente alle cellule cerebrali e ai tessuti degli organi in formazione
- l’alcol nuoce al feto soprattutto durante le prime settimane e nell’ultimo trimestre di gravidanza
- se si pianifica una gravidanza, è opportuno non bere alcolici. E si è già in gravidanza, è meglio interromperne l’assunzione sino alla nascita. I danni causati nel bambino dall’esposizione prenatale dall’alcol sono irreversibili e non curabili
- è opportuno non consumare bevande alcoliche anche durante l’allattamento
- si possono prevenire tutti i danni e i difetti al bambino causati dal consumo di alcol in gravidanza, evitando di consumare bevande alcoliche
- interrompere il consumo di alcol è un gesto di responsabilità e di amore verso il nascituro
Poiché tutto l’alcol consumato dalla mamma in gravidanza finisce nel futuro del bambino, è singolare che le future mamme si preoccupino di non consumare farmaci o cibi particolari che possono interferire con una gravidanza normale e il regolare sviluppo del proprio bambino e (spesso) non considerino la tossicità diretta dell’alcol sul feto. Ragion per cui, se in Italia circa il cinquanta per cento delle donne in gravidanza non interrompe l'assunzione di bevande alcoliche (ritenendo di non nuocere o ignorando l’urgenza) è necessario rendere le donne consapevoli che il messaggio «Una vita che nasce teme l’alcol. Proteggi il tuo bambino in gravidanza non bere» deve poter diventare virale, con la consapevolezza che «zero alcol» rappresenta il gesto più amorevole che una mamma possa compiere per il suo bambino o la sua bambina.
Da anni l'Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute e la Società Italiana di Alcologia hanno attivato una comunicazione specifica basata su depliant e materiali di libero dominio. «Una vita che nasce teme l’alcol. Proteggi il tuo bambino, in gravidanza non bere» sottolinea come sia opportuno sospendere completamente il consumo di alcol ed è il messaggio storico della campagna di sensibilizzazione dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, che continua a rendere disponibili (di seguito una serie di materiali liberamente scaricabili cliccando sui singoli link) il pieghevole Alcol e gravidanza: sei sicura?, la locandina Alcol e gravidanza, il libretto Donna e alcol. Alcol: sei sicura?, già disseminati nei setting sanitari e di prevenzione del Servizio Sanitario nazionale e mantenuti di libero download dalla pagina web dedicata che ha un suo approfondimento specifico aggiornato in coordinamento con la pagina del Ministero della Salute sulla FASD.
Una nuova iniziativa è quella del progetto dell’ISS-CCM,Ministero della salute Prevenzione, diagnosi precoce e trattamento mirato dello spettro dei disturbi feto alcolici e della sindrome feto alcolica che lancia il messaggio «Zero alcol in gravidanza» con anche un poster dedicato. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha appena pubblicato un rapporto che consolida le indicazioni di astensione e di utilità e opportunità di screening delle donne in gravidanza. A questo proposito, ecco le indicazioni per compilare un questionario di autovalutazione del rischio (clicca qui per scaricare le tre domande).
Numerose istituzioni nel mondo celebreranno la giornata in omaggio alla riconosciuta necessità di sollecitare un cambiamento radicale nella cultura del bere delle donne in gravidanza e della tutela del nascituro. Scopo della prevenzione è quello di cercare di contribuire come collettività a garantire un'informazione corretta ed esauriente che renda le donne maggiormente abili e capaci nella gestione del bere ed eviti di esporle agli effetti di una probabile inesperienza connessa all’adozione di un comportamento relativamente nuovo per intere generazioni e che si estende anche a chi vive accanto alle donne (negli ambiti familiari, lavorativi, sociali).
Il ruolo femminile legato alla maternità, alla cura e all’educazione dei figli, all’attività lavorativa e all’importante e specifico contributo che essa stessa fornisce alla società attraverso la sua molteplice identità (donna, mamma, moglie, lavoratrice) rappresenta un elemnto chiave dell’efficacia delle iniziative che possono ridurre l’impatto dell’alcol sulla collettività (intera). Una riflessione deve riguardare anche la responsabilità di tutelare il frutto del concepimento evitando che la madre possa rappresentare (attraverso il consumo di alcol) un fattore di rischio per il proprio figlio.
Conoscere l’alcol contribuisce a ridurre il rischio, qualunque esso sia. L'amore per il proprio figlio parte da piccoli gesti di vita quotidiana. Una madre consapevole sa cosa è meglio per il proprio figlio e in gravidanza sceglie di non bere.