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Causa-effetto: quando questo rapporto c'è davvero?

La scienza vive della possibilità di dimostrare collegamenti tra eventi prima giudicati slegati tra loro. Ma in molti casi il nesso non c'è. Così il fondamento scientifico può venire meno

Causa-effetto: quando questo rapporto c'è davvero?

Un paio di settimane fa, in seguito alla morte per attacco cardiaco del cantante Mango, mi sono imbattuto su Facebook nell’immagine che vedete sopra.

Dato lo spirito scherzoso della pagina in cui era stata pubblicata e la mia innata propensione ad essere io per primo utente sfrenato del sarcasmo, ci ho messo meno di qualche secondo per capire la natura scherzosa dell'immagine. Però poi mi sono messo a riflettere sul fatto che molta gente ragiona esattamente secondo questi schemi e ho realizzato come viviamo, purtroppo, in un mondo che ha perso un po' di buonsenso nel saper distinguere la causalità dalla casualità. Si dice che la curiosità sia la madre della scienza, ed è verissimo, ma il vero filtro che ogni giorno uno scienziato deve applicare è esattamente questa distinzione. Cosa è casuale?

Prendiamo quindi questa immagine, la cui natura sarcastica mi permette appunto di costruire un paradosso secondo cui, stando a ciò che l'immagine lascia intendere, i gol di Aaron Ramsey con la maglia dell'Arsenal causerebbero la morte di personaggi famosi. È un paradosso, appunto, ma prendiamolo per serio. Già dopo qualche secondo a me, personalmente, sorgono due domande. Perché solo con la maglia dell'Arsenal e non con la maglia del Cardiff City (sua precedente affiliazione) o della nazionale gallese? Con tutto il rispetto per la vita (e la morte) della persona, che cosa ci fa Mango affianco a Whitney Houston? Ok, questi sono dettagli...andiamo avanti.

Ramsey è un centrocampista, ha 24 anni, quindi gli si prospettano davanti ancora numerose reti e, conseguentemente, numerosi decessi celebri. Resta però un calciatore, il cui lavoro è, al netto delle valutazioni etiche che possano farsi riguardo questo concetto di lavoro, fare gol. Ne farà centinaia ogni settimana in allenamento e, stando a Wikipedia, ne ha segnati già 36 tra Cardiff City e Arsenal, più uno col Galles. E posso garantirvi con matematica certezza che il giorno dopo aver segnato ognuno di questi gol, è morta (almeno) una persona da qualche parte su questo pianeta, famosa o meno. Causalità o casualità? È vero, di 37 gol in carriera, sette hanno causato una morte famosa. Ma dal punto di vista biologico il concetto di "morte famosa" non ha senso: la morte è morte, un evento naturale e inevitabile nel processo vitale di qualunque creatura che respiri su questa terra. Per dirla in altri termini, che muoia quel cattivone di Bin Laden, che muoia quella voce magica di Whitney Houston, che muoia quel mostro sacro di Lou Reed o che muoia Pinco Pallino, il quale presta tragicamente servizio come ragioniere di 12º livello nella "Megaditta ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica"  (cito i classici), fa lo stesso. Di conseguenza, se i gol di Ramsey sono mortali, le sue responsabilità vanno ben oltre le sette morti sopra elencate: riguardano ogni persona deceduta il giorno dopo aver scritto il proprio nome sul tabellino dei marcatori. Se questo fosse vero e dimostrabile, bisognerebbe fermare il ragazzo quanto prima perché nel tragico caso in cui, da centrocampista, si reinventasse attaccante e iniziasse a segnare più spesso, si renderebbe responsabile di veri e propri stermini di massa.

Assurdo vero? Ovviamente. Torniamo al mondo reale e chiudiamo la parentesi paradossale. Cosa rende il mio ragionamento assurdo? Qualcuno risponderà: «Il fatto che non esista alcun collegamento logico e scientifico che possano collegare il segnare dei gol al causare delle morti». Vero, più o meno. Non è la mancanza di un nesso logico tra i due eventi a rendere assurdo il mio discorso, ma l'incapacità di trovarlo. Nessuno può e potrà dimostrare che i gol di Ramsey causino la morte e questo rende i due eventi casuali, ossia indipendenti, e non causali, ossia collegati da un rapporto causa-effetto: non è la assurdità della correlazione a rendere due eventi casuali ma la impossibilità di correlazione. È vero, la scienza vive proprio di questo, del riuscire a collegare e dimostrare collegamenti tra eventi prima giudicati indipendenti, esattamente perché nella scienza non ci si può mai permettere il lusso di giudicare "impossibile" qualcosa e bisogna sempre avere la mente aperta e disponibile ad accettare cose che un minuto prima sembravano inaccettabili. Questo, però, non deve portare a quello che il mio professore di bioetica definiva "slippery slope", ossia che accettare una tesi ("esiste il concetto di causa-effetto") implichi trarre passivamente conclusioni del tutto arbitrarie ("il concetto di causa-effetto si applica ovunque"). Per dirla in termini semplici, col classico esempio dell'effetto-farfalla: non è che ogni volta che la classica farfalla sbatte le ali in Brasile, si forma il classico tornado in Texas e non tutti i tornado in Texas sono causati da uno sbatter d'ali di una farfalla in Brasile.

Ora qualcuno dirà: «Beh, dai...avevi bisogno di scrivere su addirittura un post per sottolineare l'ovvio?». Dipende. Cosa è ovvio? Che i gol di Ramsey non siano la reale causa della morte di Paul Walker? Ci mancherebbe. Eppure la confusione tra causalità e casualità, portata, in quella immagine, in maniera forzata e voluta al limite del paradosso, si manifesta in maniera molto più sottile in tantissimi altri aspetti della nostra vita di tutti i giorni. Esempio molto in voga: vaccini e autismo. Si è scritto tantissimo al riguardo, anche su queste colonne, e non mi ci metterò anche io. Eppure c'è gente convinta che vaccinare un bambino e il fatto che questo bambino sia autistico siano due eventi correlati da un rapporto causa-effetto. Mangiare la carne rende aggressivi, il China Study, il 90% dei servizi delle Iene, la grande maggioranza delle bufale proposte da santoni, guaritori e geni incompresi si basano su una errata interpretazione della dualità causalità/casualità. Un esempio ancora più banale? Tanta gente che conosco, e che stimo profondamente, legge ogni giorno il suo oroscopo. Tanta gente che conosco, e che non stimo poi così profondamente, basa persino le proprie scelte sul suo oroscopo quotidiano. Siamo davvero sicuri che i movimenti di corpi celesti possano influire sugli eventi quotidiani della nostra vita, fosse anche in minima parte? Che Urano sia in una determinata posizione oggi rispetto al Sole e il fatto che io oggi stia riuscendo a completare la stesura di questo post tutto di un colpo sono e restano due eventi totalmente indipendenti tra loro. L'unico oroscopo davvero valido, tutti i giorni dell'anno di ogni anno, è quello che prendo da un'altra pagina web sarcastica e che vedete accanto. Perché, come diceva Democrito, «tutto ciò che esiste nell'Universo è frutto del caso e della necessità».

Francesco Mannara
@f_mannara 



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