Caso Stamina e animalisti: due paradossi italiani
Mi sono ritrovato a vedere, all'interno dello stesso TG, i servizi su Stamina e su Caterina Simonsen: due paradossi della società e della scienza italiane
Non mi stancherò mai di stupirmi di quanto l'Italia sia un Paese curioso. Ogni volta credi di averle viste tutte e invece accade sempre qualcosa di nuovo che ti fa cascare le braccia. Infatti dieci giorni fa si scriveva un altro tragicomico atto del De Profundis che stiamo intonando in memoria della nostra scienza. In seguito ad una memorabile coincidenza, mi sono ritrovato a vedere, all'interno dello stesso TG, i servizi su Stamina e su Caterina Simonsen: stesso giorno, stessa ora, due paradossi della società e della scienza italiane.
In un Paese normale i servizi avrebbero dovuto essere i seguenti:
- "I familiari dei pazienti trattati con il metodo Stamina si sono riuniti per discutere del metodo, chiedere chiarimenti riguardo il protocollo utilizzato, informazioni precise riguardo la composizione delle infusioni che vengono fatte ai propri cari ed esigendo, prima di passare alla fase di sperimentazione pagata dallo Stato a carico dei contribuenti, dei dati scientifici a supporto della reale efficacia del metodo."
- "Assurdo e insensato attacco mediatico alla giovane Caterina Simonsen, affetta da gravi malattie genetiche, da parte di fanatici attivisti anti-sperimentazione animale, con tanto di minacce e auguri di una morte prossima ventura."
Chiedo venia per il linguaggio "poco giornalistico" con cui ho improvvisato i servizi che mi sarebbe piaciuto vedere in tv in quei giorni, ma è sconcertante vedere la differenza tra questo mondo ideale, o meglio normale, e quello che invece è successo in Italia.
Da noi, ci sono eserciti di militanti armati di tutta la propria ignoranza che scendono nelle piazze a chiedere che si sospenda la ricerca fatta nell'unico modo possibile ad oggi, ossia con la sperimentazione animale, e eserciti di militanti armati di tutta la propria ignoranza che scendono nelle piazze a chiedere che si autorizzi la sperimentazione di un metodo senza che se ne conosca nulla. Assurdo? No. Italiano. È un paradosso classicamente nostrano.
Consideriamo le due vicende separatamente.
I genitori dei pazienti che hanno iniziato il trattamento Stamina si riuniscono per smentire la notizia secondo cui i 36 pazienti in cura con Stamina non mostrino progressi. Ora soffermiamoci su pochi punti chiave:
- i dati sono dati, non sono né bianchi né neri, né pro né contro Stamina, e se dicono che non ci sono miglioramenti, non è un opinione ma un fatto: non si può smentire un fatto;
- il metodo, sospeso e approvato a più riprese, ad oggi, è conosciuto solo ed esclusivamente alla Commissione di esperti che il Ministro Lorenzin ha nominato e che l'ha bocciato, perché Vannoni non voleva divulgare i dettagli del protocollo ma pretendeva un'approvazione a scatola chiusa, sulla fiducia. E ora grida al complotto dei "poteri forti" e delle "Big Pharma" che hanno interessi a nascondere le cure per poter lucrare sulle malattie. È paradossale che certi commenti vengano proprio da lui, ma inutile stupirsi ancora.
- secondo un'inchiesta di Nature, quindi non certo gli ultimi scemi del villaggio, i tentativi di brevetto di Stamina sono miseramente falliti perché incompleti, approssimativi e perfino plagiati, visto che contenevano immagini prese da altri lavori;
- la sperimentazione è anche disegnata male perché non fatta con né in "singolo cieco" né in "doppio cieco", e quindi sia chi somministra che chi riceve la cura sa cosa sta somministrando/ricevendo e, in assenza di placebo, i risultati sono quantomeno poco attendibili e inquinati da pregiudizi. Non mi stupisce che si apprezzino miglioramenti, laddove si spera che ci siano. Ma questa è suggestione, non scienza.
Resta la domanda fondamentale. Questa cura funziona? Vannoni non risponde, Stamina Foundation neanche, i medici che la adottano, da Villanova di Bologna alla Florio che ha in cura Sofia, simbolo del "caso Stamina", non dicono nulla. Marino Andolina, quello delle staminali iniettate in un bicipite che ora è più grosso dell'altro, e per questo ironicamente considerato il braccio destro scientifico di Vannoni, non risponde. Persino il Prof. Ricordi, che ha clamorosamente offerto appoggio a Vannoni da Miami, gettando enorme discredito e mostrando grande sfiducia su tutto il lavoro fatto dagli scienziati italiani finora, non ha una risposta. Eppure è l'unica domanda che a quei familiari dovrebbe interessare. Altrimenti possiamo anche dargli un bicchiere d'acqua e dirgli che è la panacea di ogni male, ha lo stesso valore.
In parallelo, Caterina Simonsen, 25 anni, studente di veterinaria alla Università di Bologna e affetta da 16 anni da 4 malattie genetiche rare, ringrazia la scienza, quella vera, di averle allungato la vita, anche grazie alla sperimentazione animale. E si becca minacce di morte, insulti, e, nel migliore dei casi, accuse di essere "al servizio delle Big Pharma". Poi viene fuori un'altra ragazza, Lucia, malata di fibrosi cistica, che appoggia Caterina e riceve lo stesso trattamento. Nascono gli hashtag #iostoconlaricerca, #iostoconcaterina, ecc. Eppure nessun esponente dei movimenti anti-sperimentazione più importanti prende le distanze da certi atteggiamenti violenti. Anzi. L'esponente più in vista, Michela Vittoria Brambilla, decide invece, tra una foto e l'altra di cani che "dicono" attraverso cartelli e photoshop di essere "contro la vivisezione" (abolita da 30 anni, non mi stancherò di ripeterlo) di creare invece un altro hashtag, #iostocongiovanna, per appoggiare Giovanna Bordiga, 65enne anche lei gravemente malata ma contro la SA, la "nemesi" di Caterina. Gli attivisti iniziano a spulciare il passato virtuale di Caterina, creando addirittura un "Dossier Simonsen" su Facebook (che consiglio di vedere) in cui, tra un "sono solo 15 minacce di morte, suvvia" e un "non sei stata tanto educata con noi" (di nuovo, da che pulpito...), addirittura fantasticano riguardo una ipotetica relazione familiare tra Caterina e una azienda che produce animali da sperimentazione IN CALIFORNIA basandosi sulla semplice omonimia. A questo punto tanto vale immaginare parentele con il celebre calciatore, o con il pilota.
Invece di creare hashtags personalizzati per chiunque abbia una posizione, pro o contro qualsiasi cosa, bisognerebbe fermarsi un attimo e riflettere sull'assurdità della situazione in cui ci siamo andati a cacciare. Da una parte un metodo truffa osannato da milioni di persone, dall'altro una ragazza minacciata di morte per aver elogiato la scienza fatta bene. Mettiamole a confronto e chiediamoci dove abbiamo sbagliato.