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Una buona idea contro gli incidenti stradali

Sono un guidatore appassionato, e mi è sempre piaciuto Henry Ford, che si propose di dare un’automobile a basso costo ad ogni americano. Ci riuscì. Resta famosa la Ford T, auto semplice ed economica, la prima ad essere prodotta su larga scala: fu prodotta  in milioni di esemplari, e regalò una nuova libertà. Ora la  società non potrebbe più fare a meno dell’automobile, ma il «sogno americano» di cento anni fa sembra aver perduto la gioia e l’innocenza. L’overdose di traffico, l’inquinamento e gli incidenti stradali sono le temibili fate madrine della nostra era automobilistica.

Una buona idea contro gli incidenti stradali

Sono un guidatore appassionato, e mi è sempre piaciuto Henry Ford, che si propose di dare un’automobile a basso costo ad ogni americano. Ci riuscì. Resta famosa la Ford T, auto semplice ed economica, la prima ad essere prodotta su larga scala: fu prodotta  in milioni di esemplari, e regalò una nuova libertà. Ora la  società non potrebbe più fare a meno dell’automobile, ma il «sogno americano» di cento anni fa sembra aver perduto la gioia e l’innocenza. L’overdose di traffico, l’inquinamento e gli incidenti stradali sono le temibili fate madrine della nostra era automobilistica.

Gli incidenti stradali sono tra le prime cause di morte e di disabilità cronica, e sono la prima causa di morte tra i giovani. I rimedi sono difficili, ma per esempio l’etilometro, con la prova del palloncino, sta funzionando piuttosto bene. Anche la tecnologia può aiutare a rendere le auto più sicure, a rendere meno gravi quei disastri umani che i chirurghi vedono arrivare nei «Trauma Center», e per i quali molte volte c’è ben poco da fare. E quindi, avanti con la creatività, con le proposte intelligenti.  L’airbag, varato nel 1952, è adesso comunemente in dotazione, e ha salvato moltissime vite.

Ora ho visto con piacere che un’industria svedese ha inventato l’airbag esterno, che può salvare la vita ai pedoni. Sarebbe un buon passo avanti, se si pensa che il 20% degli incidenti mortali, in Europa  e il 25% in Italia, si verifica nelle strade cittadine e della periferia e ha come vittime i passanti.  Come funziona?  Sulla vettura c’è un meccanismo (la «pedestrian detection») che in decimi di secondo rileva la presenza di persone e aziona i freni. Intanto si attiva l’airbag esterno. Quando il meccanismo scatta, l’estremità posteriore del cofano viene sganciata e sollevata di una decina di centimetri dall'airbag,   che si gonfia fino a coprire un terzo del parabrezza, cioè la zona dove più facilmente avviene l’impatto con la testa del pedone. E’ la seconda fase dell’incidente, quando dopo l’urto contro le gambe, il pedone viene catapultato contro il cofano, spesso con conseguenze mortali.

Evitare e ridurre morti e ferimenti gravi mi sembra un’esigenza etica in cui l’industria può impegnarsi con onore, e mi sembra significativo che l’idea sia nata in Svezia, dove il senso della società non si discosta molto dalla «Polis» greca, intesa come comunità di cittadini che condividono, insieme con la libertà, anche la responsabilità. 

Umberto Veronesi



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