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Se mangi bene diventi più intelligente

Un popolo può migliorare la propria cultura e quindi il livello di civiltà e democrazia, migliorando l’alimentazione. Nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach scrisse il saggio per cui viene ricordato (a torto, secondo me) come un materialista:  «Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia». Il filosofo tedesco sosteneva che esiste un’unità inscindibile tra psiche e anima, e che per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Ora, io non ho intenzione di entrare in una discussione filosofica, ma credo che una buona alimentazione faccia una buona salute, ivi compreso il buon funzionamento del cervello.

Se mangi bene diventi più intelligente

Un popolo può migliorare la propria cultura e quindi il livello di civiltà e democrazia, migliorando l’alimentazione. Nel 1862, il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach scrisse il saggio per cui viene ricordato (a torto, secondo me) come un materialista:  «Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia». Il filosofo tedesco sosteneva che esiste un’unità inscindibile tra psiche e anima, e che per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Ora, io non ho intenzione di entrare in una discussione filosofica, ma credo che una buona alimentazione faccia una buona salute, ivi compreso il buon funzionamento del cervello.

Nella buona alimentazione, caposaldo della prevenzione, devono entrare molti vegetali e poca o nulla carne. Io sono un vegetariano convinto per ragioni etiche (non mi va di soddisfare la gola a spese del dolore e della morte di altri esseri viventi) ma nel fare queste affermazioni mi baso su ragioni scientifiche più che accertate.  Noi siamo circondati da sostanze inquinanti, che la sensibilità collettiva ritiene ormai il più grande rischio per la nostra vita. Sono sostanze nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando carne, ci mettiamo proprio in questa situazione, perché dall’atmosfera queste sostanze ricadono sul terreno, entrano nell’erba mangiata dal bestiame, si accumulano nei suoi depositi adiposi, e infine arrivano sul nostro piatto quando mangiamo la carne.

Una sostanza tossica è molto più pericolosa se viene ingerita piuttosto che se viene respirata. Io porto sempre l’esempio del gatto, che è l’animale più colpito da cancro. I ricercatori che hanno indagato su questo fatto, hanno scoperto un perché  che ci deve trovare molto attenti: il gatto infatti ha per sua abitudine quella di «lavarsi» leccandosi il pelo, che è impregnato di sostanze tossiche e cancerogene cadute sul terreno. Con il suo continuo leccarsi, il povero micio introduce queste sostanze nel suo organismo, rimanendone vittima.

L’inquinamento ambientale è un rischio soprattutto per le sue conseguenze sulla catena alimentare, e ogni tanto ci sono notizie alle quali bisognerebbe dare molta più attenzione. Una recente viene dal dipartimento di alimentazione umana dell’Università di Pavia: in una ricerca su 230 puerpere, è stato trovato che nel 40 per cento di esse il latte conteneva l’Ochratoxina A, che è un possibile agente cancerogeno, e che nel latte di una di queste mammine, intenzionata ad allattare la sua creatura, c’era addirittura l’aflatossina, la potentissima sostanza cancerogena che si trova a volte anche nel mais. Non posso qui non ricordare che il mais ogm, cioè geneticamente modificato, riesce a difendersi dal parassita piralide e dai funghi infestanti veicolati proprio da questo parassita, i quali a loro volta producono micotossine, una delle quali è la temibile aflatossina.



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