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Riempiamo di vita la nostra vecchiaia

«I vecchi sono degli esseri umani?» domandava con amarezza Simone de Beauvoir. «A giudicare dal modo con cui sono trattati nella nostra società, è lecito dubitarne: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito». Non so se nel 1970, quando scrisse queste parole, la scrittrice e filosofa avesse ragione. Credo però che uno dei compiti della comunità scientifica sia sfidare i tabu culturali. Ed è per questo che mi piace particolarmente il titolo dell’edizione 2013 della conferenza che la mia Fondazione organizza ogni anno a Venezia: «I segreti della longevità». Da giovedì 19, e per tre giorni, medici, antropologi, economisti e sociologi si confronteranno sui temi dell’invecchiamento.

Riempiamo di vita la nostra vecchiaia

«I vecchi sono degli esseri umani?» domandava con amarezza Simone de Beauvoir. «A giudicare dal modo con cui sono trattati nella nostra società, è lecito dubitarne: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito». Non so se nel 1970, quando scrisse queste parole, la scrittrice e filosofa avesse ragione. Credo però che uno dei compiti della comunità scientifica sia sfidare i tabu culturali. Ed è per questo che mi piace particolarmente il titolo dell’edizione 2013 della conferenza che la mia Fondazione organizza ogni anno a Venezia: «I segreti della longevità». Da giovedì 19, e per tre giorni, medici, antropologi, economisti e sociologi si confronteranno sui temi dell’invecchiamento.

L’umanità sta assistendo a un fenomeno epocale: nell’ultimo secolo la vita si è allungata come mai accaduto prima. I centenari, che quando sono nato erano alcune decine, oggi sono 15.000 in tutta Italia e fra poco un terzo della popolazione avrà più di 65 anni. Questa accelerazione un po’ ci rallegra e un po’ ci spaventa. Da un lato, rappresenta il successo della capacità dell’uomo di migliorare la propria esistenza, grazie a condizioni igieniche e alimentari più favorevoli, ai progressi straordinari della medicina – penso ai vaccini, agli antibiotici, alla chirurgia. Dall’altro temiamo le conseguenze di un aumento esponenziale delle persone affette da disabilità croniche, come demenza, Alzheimer, Parkinson, tumori.

Sono un uomo di 88 anni e sono un medico. Riconosco che l’eternità è un sogno insito nella natura dell’uomo, ma personalmente mi interessa poco. Mi domando piuttosto come vivremo questo “surplus” di esistenza. Sapremo non solo vivere di più, ma anche vivere meglio?

Alcuni buoni segnali ci sono. Questa estate la rivista Lancet ha pubblicato due importanti studi, che hanno rilevato un miglioramento delle facoltà cognitive negli anziani in Europa rispetto ai loro coetanei di dieci o vent’anni prima. Merito probabilmente di uno stile di vita più attivo, meno fumo, una dieta con meno grassi di origine animale e più vegetali e antiossidanti, oltre a farmaci in grado di migliorare la salute cardiovascolare, dunque anche del cervello. E di una mente mantenuta in esercizio (leggete, discutete, scrivete, incuriositevi, giocate!).

Qualcuno obietterà che non si può prevenire la vecchiaia. No quella no, ma possiamo fare del nostro meglio per riempirla di vita. Ci vediamo a Venezia.

Umberto Veronesi



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