Perchè in Italia la legge calpesta il diritto di aver un figlio?
Non capisco perché l’adozione venga da sempre considerata legittima e anzi benemerita, mentre invece la fecondazione eterologa (con seme oppure con ovociti donati) è entrata otto anni fa nei divieti posti dalla legge 40, e continua ad alimentare infinite discussioni.
Non capisco perché l’adozione venga da sempre considerata legittima e anzi benemerita, mentre invece la fecondazione eterologa (con seme oppure con ovociti donati) è entrata otto anni fa nei divieti posti dalla legge 40, e continua ad alimentare infinite discussioni.
All’indomani della posizione assunta dalla Corte Costituzionale, che non è entrata nel merito di alcuni ricorsi contro l’eterologa, rinviandoli ai tribunali competenti per territorio, credo che non sia inutile ragionare con calma su questo paradosso. Perché la società, le autorità e la tradizione dicono di sì a un bimbo estraneo che diventa a tutti gli effetti figlio della coppia adottante, e si dice invece di no al concepimento e alla nascita di un bambino che per metà è figlio biologico di uno dei due genitori?
Se la sterilità dipende dall’uomo, il caso sarebbe facilmente risolvibile con il seme di un donatore. Se la sterilità dipende dalla donna, un ovocita donato, fecondato in vitro con il seme del marito e poi inserito nell’utero, può dar luogo a una gestazione che di per sé diventa una maternità, anche se la donna non è la madre biologica.
Tutto questo è vietato dalla legge 40, che in otto anni dall’entrata in vigore è stata fortunatamente cambiata a colpi di sentenze dei tribunali, e svuotata dei suoi diktat più pericolosi ed insensati, come il divieto della diagnosi pre-impianto e come la norma che imponeva (violando la Costituzione!) l’impianto di tutti gli embrioni ottenuti in vitro, sani o malati che fossero.
Benissimo, siamo tutti contenti di vedere che una legge iniqua perde i pezzi. Ma perdere i pezzi non vuol dire presentarsi come legge organica, valida in tutte le situazioni e atta a dare a tutti la certezza del diritto. Per le coppie che non riescono ad avere un figlio la legge 40 resta una terribile ipoteca sulla libertà, e lo dice il fatto che per l’eterologa rimane il divieto. Un divieto che l’Italia condivide con l’Irlanda e con l’Austria, il che fa sospettare più una matrice ideologica (un’affermazione delle gerarchie ecclesiastiche) che una preoccupazione etica.
La riflessione che voglio fare è sulla falsariga del pragmatismo giuridico all’inglese. Scusate, amici, ma che male fa avere un figlio al cui corredo genetico ha collaborato una donazione di gameti? Perché le coppie italiane (e irlandesi, e austriache) devono affrontare il penoso e costoso calvario di trasferimenti in Paesi più liberi? Qual è il danno che viene prodotto alla società da un bambino che nasce dalla fecondazione eterologa? Vedete bene che continuare a mettere divieti, e ad alimentare polemiche oziose, non solo infligge una ferita profonda alla libertà personale che è fondamento della civiltà, ma è il contrario dell’interesse di tutti.