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Mandela, l’uomo che ha spezzato le catene

Tutto il mondo piange l’uomo che con 27 anni di prigione dura è risultato il vincitore morale della lunghissima battaglia contro l’apartheid

Mandela, l’uomo che ha spezzato le catene

Oggi tutto il mondo piange l’uomo che con 27 anni di prigione dura è risultato il vincitore morale della lunghissima battaglia contro l’apartheid, diventando il primo presidente nero del suo Paese e adoperandosi per una riconciliazione che pian piano si sta realizzando.

Pochi però ricordano quanto feroce sia stata la carcerazione Nelson Mandela. Condannato all’ergastolo nel 1964, sottoposto a condizioni inumane, rinchiuso in una cella così piccola da non permettergli neppure di sdraiarsi disteso, costretto a spaccare pietre sotto il sole e le intemperie. Non gli fu concesso di valicare le mura infami di Robben Island neppure per dare sepoltura alla madre e, pochi anni dopo, al maggiore dei suoi figli.

Non tutti gli uomini potrebbero sopravvivere a tali vessazioni. Mandela invece fu liberato senza condizioni nel febbraio del 1990, dietro le pressioni dell’opinione pubblica mondiale, fra i canti di giubilo della sua gente. Lo scandalo dell’apartheid non era più tollerabile.

Uscì di prigione e divenne il primo presidente nero del suo Paese, guidando un processo verso la democrazia e la riconciliazione che molti credevano impossibile. Non rispose mai con la violenza alla violenza e con il razzismo al razzismo. Impedì alla nazione di sprofondare nella guerra civile. Una parte importante del mondo che conosciamo, da Barack Obama alla Casa Bianca ai Mondiali di calcio in  Sudafrica, semplicemente non sarebbe esistito senza la perseveranza e la coerenza di Nelson Mandela.

Reputo straordinaria la capacità di quest’uomo di superare indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, umiliazioni e paura, e uscirne non solo vivo, ma integro nei principi e nelle speranze. Aveva detto di avere coltivato un ideale di società libera e democratica, in cui tutti potessero vivere insieme in armonia e con uguali opportunità. “E’ un ideale per cui spero di vivere e che spero di realizzare. Ma, se sarà necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire”.

Se n’è andato invece quasi mezzo secolo dopo quel discorso, a 95 anni. Aveva un destino da compiere. E tutti noi gliene saremo per sempre grati.

Umberto Veronesi



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