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Le parole che dovremmo conoscere e non sappiamo dire

Suor Mariarita Falco, religiosa dell’ Istituto delle Figlie di N.S. della Misericordia, ha scritto un blog per il portale Huffington Post che ho trovato colme di cristiana comprensione e tolleranza per il quindicenne di Roma che schiacciato da ingiurie e insulti omofobi, si è ucciso. Parole che qui sottoscrivo, facendole mie.

Le parole che dovremmo conoscere e non sappiamo dire

Suor Mariarita Falco, religiosa dell’ Istituto delle Figlie di N.S. della Misericordia, ha scritto un blog per il portale Huffington Post che ho trovato colme di cristiana comprensione e tolleranza per il quindicenne di Roma che schiacciato da ingiurie e insulti omofobi, si è ucciso. Parole che qui sottoscrivo, facendole mie.

“Scrivo su sollecitazione di un amico, altrimenti avrei consegnato al silenzio le mie riflessioni su una morte così assurda e così dolorosa come questa, di un ragazzo suicida a quindici anni, schiacciato dal disprezzo e dal rifiuto di chi gli stava intorno.

“Le parole suonano terribilmente vuote di fronte alla concretezza della morte, perdono la loro forza e il loro significato, perché non fanno risorgere nessuno. A che serve ora difendere la tolleranza e l'accoglienza dell'altro? O denunciare l'ostilità, la crudeltà gratuita che rifiuta la diversità e spinge alla disperazione? Certe parole vanno dette prima, perché non sono solo parole, sono mattoni necessari a costruire o a difendere una convivenza comune. Le parole della reciproca accoglienza, del riconoscimento dell'altro e della sua diversità come risorsa e non come minaccia, sono fondamento e non commento al vivere insieme. Viviamo spesso come isole, in un contesto sociale caratterizzato da relazioni fragili, conflittuali, consumistiche, dove prevale lo stereotipo rispetto alla ricerca dell'autenticità.

“Viviamo di semplificazioni, di scorciatoie emotive, fuggiamo dalla complessità come da una malattia, ciò che non rientra negli schemi è da evitare, si ammette la trasgressione, pure quella violenta, purché "regolata" secondo copioni e "liturgie" ben definite.

“Ma un ragazzino che si veste di rosa e mette lo smalto sulle unghie come lo classifichiamo? E' a questo punto che servono le parole, le parole che creano ponti e scavalcano i muri del pregiudizio, le parole curiose che pongono domande sincere, le parole che intessono relazioni gratuite, le parole che non etichettano l'altro, ma lo sollecitano a dire la sua, le parole che non classificano, ma che ospitano e traducono le differenze. Chi conosce queste parole? Gli adulti dovrebbero conoscerle, perché a loro sono state trasmesse, le hanno anche trascritte, pronunciate ad alta voce in discorsi, alcuni sono morti per queste parole che hanno prefigurato mondi nuovi di libertà e di pace: "Io ho un sogno...".

“C'è qualcuno che desideri ancora riascoltarle? E sia disposto a farsene eco? Triste e condannata a tristezza quella società che soffoca la voce dei suoi profeti, perché indossano un colore "poco ortodosso": si chiude al futuro e rende invivibile l'oggi.”

Suor Mariarita Falco



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