Le amare storie di cervelli in fuga. Solo il “Fatto Quotidiano” si ricorda di loro
Missing: scomparsi. I nostri giovani che vanno all’estero scompaiono dal radar e nessuno ne parla. Telefonano alla famiglia, mandano cartoline agli amici, ma restano un fatto strettamente privato. Se ne occuperà quel filone di Storia minore come quella di «Merica! Merica!», il libro a cura di Emilio Franzina (Feltrinelli, 1979) che raccoglieva le lettere dei contadini veneti emigrati in America Latina da tre generazioni fa? Scriveva uno di loro: «Cha risimi fratelli io son venuto con queste due righe a farvi sapere il stato di mia perfetta salute che dopo la mia partenza o avuto sempre una fiori di salute e cosi spero il simile di voi e di tutta la famiglia vi fasio sapere che io mi trovo contento di essere venuto in america per che qua si e sicuri di non morire di fame».
Missing: scomparsi. I nostri giovani che vanno all’estero scompaiono dal radar e nessuno ne parla. Telefonano alla famiglia, mandano cartoline agli amici, ma restano un fatto strettamente privato. Se ne occuperà quel filone di Storia minore come quella di «Merica! Merica!», il libro a cura di Emilio Franzina (Feltrinelli, 1979) che raccoglieva le lettere dei contadini veneti emigrati in America Latina da tre generazioni fa? Scriveva uno di loro: «Cha risimi fratelli io son venuto con queste due righe a farvi sapere il stato di mia perfetta salute che dopo la mia partenza o avuto sempre una fiori di salute e cosi spero il simile di voi e di tutta la famiglia vi fasio sapere che io mi trovo contento di essere venuto in america per che qua si e sicuri di non morire di fame».
In 140 anni, emigrarono quasi 30 milioni di italiani, povericristi, quasi tutti lavoratori non qualificati. Diverso è il caso di oggi: per la prima volta, emigrano (e quasi sempre non torneranno) giovani con una o più lauree, pieni di idee e d’inventiva. Medici, disegnatori, programmatori, architetti, manager, ricercatori. Cervelli in fuga, insomma.
E’ a questi giovani che «Il fatto quotidiano», unico nel panorama della stampa (che si dedica piuttosto alle eterne e false promesse ai co.co.co), dedica uno spazio fisso sulla propria testata on line. Iniziativa di straordinaria attualità. Li fa riapparire sul radar, li va a scovare a Berlino, a Parigi, a Londra, in California o addirittura in Cina. Quello che è notevole, è che dietro la storia di ogni successo appare la dura e disincantata analisi che ognuno di questi giovani ha fatto prima di decidersi alla fuga. E’ lapidario l’architetto Riccardo Minervini, che a 37 anni vola in Cina e ora progetta aeroporti: «Da noi le grandi opere vanno ai soliti». Un altro architetto, una ragazza brillante, in Italia si è trovata prima a lavorare in un call center, poi a fare la cameriera in un ristorante. Ora è in Australia a svolgere la sua vera professione. Parte con molta amarezza, la stessa amarezza dei giovani italiani emigrati a Londra che si sono riuniti in una serata costruita intorno a uno slogan provocatorio: «Brillante, plurilaureato, plurispecializzato. British professional? No, precario italiano». In Italia non solo non c’è lavoro, ma non c’è la possibilità di un progetto di carriera. Negli Stati Uniti Enrico Casaroli, dopo dieci anni di lavoro come «Story artist» di film di animazione, ora ha portato alla gara per gli Oscar il suo primo cortometraggio d’autore, con un protagonista bambino che ha preso il cuore (e non è poco) ai produttori di Hollywood.
Se poi guardiamo a quanti medici e ricercatori italiani sono addirittura diventati essenziali per centri di ricerca americani (ripetendo la vicenda dei due Nobel Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco), dobbiamo chiederci quanta Italia futura stiamo perdendo. Quante idee, quanta cultura, quanta ricerca. Il progresso scientifico non si alimenta senza ricerca. Per questo la Fondazione Veronesi investe energie e fondi e condivide con studiosi autorevoli importanti iniziative che possano aprire le porte al futuro. Lo fa sostenendo i progetti più all’avanguardia e offrendo borse di ricerca a giovani medici e scienziati, attraverso la pubblicazione annuale di bandi aperti a tutti.
Noi ci crediamo, nonostante tutto.
Umberto Veronesi