La volontà del malato calpestata
Il testamento biologico rappresenta il punto più alto di affermazione del diritto dell’uomo di decidere della propria vita e della propria morte. E’ l’espressione della propria volontà rispetto alle cure che s’intendono o non s’intendono ricevere, da rispettare nel caso in cui non si potesse più farlo direttamente per sopravvenuta incapacità. La mia proposta di legge, presentata in Senato nel luglio 2008, stabiliva la possibilità di rifiutare ogni trattamento, sia terapeutico sia di semplice sostegno, come l’alimentazione e l’idratazione artificiali. Limitazioni ed esclusioni a questa possibilità tradiscono il principio di consenso/dissenso informato e sono anticostituzionali. Ma la legge appena approvata fa scempio di questo principio.
Il testamento biologico rappresenta il punto più alto di affermazione del diritto dell’uomo di decidere della propria vita e della propria morte. E’ l’espressione della propria volontà rispetto alle cure che s’intendono o non s’intendono ricevere, da rispettare nel caso in cui non si potesse più farlo direttamente per sopravvenuta incapacità. La mia proposta di legge, presentata in Senato nel luglio 2008, stabiliva la possibilità di rifiutare ogni trattamento, sia terapeutico sia di semplice sostegno, come l’alimentazione e l’idratazione artificiali. Limitazioni ed esclusioni a questa possibilità tradiscono il principio di consenso/dissenso informato e sono anticostituzionali. Ma la legge appena approvata fa scempio di questo principio.
Eppure nella Costituzione Italiana, tanto citata dai parlamentari, nell’art. 32 dopo aver considerato la salute come diritto fondamentale dell’individuo, si prevede che i trattamenti obbligatori (come l’alimentazione e l’idratazione) “in nessun caso” possono violare il limite imposto dal “rispetto della persona umana”. È, questa, una delle dichiarazioni più forti della nostra Costituzione, poiché pone al legislatore un limite invalicabile e nel fare una legge (come quella approvata alla Camera) i rappresentanti del popolo e dal popolo eletti non possono ignorare questo diritto fondamentale dell’individuo. Nessuna volontà esterna, fosse pure coralmente espressa da tutti i cittadini o da un parlamento unanime, può valicare questo limite. Dunque, nessuna volontà esterna, neppure quella del Parlamento, può essere imposta alla persona, in nome della sua stessa dignità. Anche la Sacra congregazione per la dottrina della fede, nel lontano 1980, si era espressa chiaramente: « Non si può imporre a nessuno l’obbligo di ricorrere a un tipo di cura che, per quanto già in uso, tuttavia non è ancora esente da pericoli o è troppo oneroso. Il suo rifiuto non equivale al suicidio: significa piuttosto o semplice accettazione della condizione umana, o desiderio di evitare la messa in opera di un dispositivo medico sproporzionato ai risultati che si potrebbero sperare».
Già, perché le persone morenti non sono più in grado di ricevere acqua e cibo, come sa chi le accompagna nel processo del morire, e sarebbe pura violenza imporre loro idratazione e alimentazione. Questa legge, arbitraria, calpesta la volontà del malato.