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La Laura dei diritti

«La politica deve tornare ad essere una speranza, un servizio, una passione». Questa frase di Laura Boldrini, neoeletta Presidente della Camera dei Deputati, mi ha emozionato. Boldrini condivide con Papa Francesco la caratteristica di arrivare, anche lei, dalla fine del mondo: dai Paesi della guerra, della fame, delle dittature, della povertà più estrema.

La Laura dei diritti

«La politica deve tornare ad essere una speranza, un servizio, una passione». Questa frase di Laura Boldrini, neoeletta Presidente della Camera dei Deputati, mi ha emozionato. Boldrini condivide con Papa Francesco la caratteristica di arrivare, anche lei, dalla fine del mondo: dai Paesi della guerra, della fame, delle dittature, della povertà più estrema.

E’ da vent’anni che gira il mondo, ma non come turista, ma in difesa e nell’interesse degli «ultimi», che  l’ha portata prima alla Fao, poi alle Nazioni Unite, prima come portavoce del Programma Alimentare, poi come portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati.

Negli anni scorsi l’avevo invitata a partecipare alla Conferenza mondiale di Science for Peace, organizzata ogni novembre dalla Fondazione Veronesi, proprio perché il suo impegno in difesa dei diritti mi confortava nella mia convinzione che la pace non è un’utopia. Ma il suo peregrinare per il mondo le ha sempre impedito di essere presente.

Disse quattro anni fa, in un’intervista: «Viaggiare è la scuola di vita più importante. Guardando il mondo da diversi punti di vista, capisci che tutto è relativo: le culture, le religioni, i costumi, le lingue. Oggi c’è un localismo identitario esasperato che certo non aiuta la conoscenza reciproca. Quel che consiglio ai giovani è liberarsi dai pregiudizi, perché globalità è curiosità e conoscenza»

Accogliere le diversità. Tutte. E le ha incluse tutte nel suo discorso a Montecitorio, che chiamare «d’insediamento» è,  per la prima volta nella storia del Parlamento, un’espressione fuori luogo. Perché nel programma di Boldrini  l’aula di Montecitorio  deve diventare il luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno, e dovrà ascoltare la sofferenza sociale.

Non mi metto a parafrasare il suo discorso, che non può essere né condensato né frammentato in citazioni staccate. Mi limito a dire che mi ha dato un brivido sentirle ricordare «i molti, troppi morti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce», una frase piena di dolore che purtroppo è stata subito irrisa da un incredibile commento  di chi ha parlato di «bla bla» sull’accoglienza ai migranti.  Ho pensato alle tragedie sconosciute che si sono concluse in quel mare tanto azzurro in estate, e mi sono augurato che la politica sappia ritrovare l’Uomo.

Io spero che ci riesca questo  Parlamento giovane e rinnovato, disposto a battersi per i diritti dei cittadini e contro le mafie, sensibile alla difesa dell’ambiente, consapevole che la nostra Costituzione («la più bella del mondo», ha detto Boldrini) è stata scritta in Parlamento ma costruita fuori dai palazzi, col sangue di chi ha liberato l’Italia dalla dittatura.  

Umberto Veronesi



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