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La barbarie dell'agnello all'abbacchio

Mi è capitato l’altro giorno in una stazione dell’autostrada di sentire le urla strazianti di  un gregge di agnellini stivato su un camion nel loro viaggio verso il mattatoio, molti di essi saranno morti per fame e sete prima di essere abbattuti. Ogni anno la stessa assurda storia, oltre un milione di animali  sacrificati per festeggiare una ricorrenza che per tradizione è legata allo spirito della pace. Penso ai capretti e agli agnelli, strappati alle madri  durante lo svezzamento quando ancora succhiano il latte, per arrivare sulle tavole pasquali, per quel piatto chiamato «agnello all’abbacchio» (e il termine sembra derivi da «bacchio», il bastone che veniva utilizzato fino a poco tempo fa per percuotere l'animale prima dello sgozzamento). Non ho mai accettato questa barbarie, ma negli ultimi tempi ne sono addirittura nauseato e sono diventato un sostenitore ancora più convinto dei diritti degli animali.

La barbarie dell'agnello all'abbacchio

Mi è capitato l’altro giorno in una stazione dell’autostrada di sentire le urla strazianti di  un gregge di agnellini stivato su un camion nel loro viaggio verso il mattatoio, molti di essi saranno morti per fame e sete prima di essere abbattuti. Ogni anno la stessa assurda storia, oltre un milione di animali  sacrificati per festeggiare una ricorrenza che per tradizione è legata allo spirito della pace. Penso ai capretti e agli agnelli, strappati alle madri  durante lo svezzamento quando ancora succhiano il latte, per arrivare sulle tavole pasquali, per quel piatto chiamato «agnello all’abbacchio» (e il termine sembra derivi da «bacchio», il bastone che veniva utilizzato fino a poco tempo fa per percuotere l'animale prima dello sgozzamento). Non ho mai accettato questa barbarie, ma negli ultimi tempi ne sono addirittura nauseato e sono diventato un sostenitore ancora più convinto dei diritti degli animali.

Io penso che tutti gli esseri viventi, e quindi anche gli animali, siano parte di un unico disegno biologico, trovo assurdo ucciderli e mangiarli e non tollero la violenza perpetrata nei loro confronti con la pratica dell’allevamento e la macellazione. Come scienziato, poi, ho dovuto affrontare il tema delicatissimo della sperimentazione sugli animali. In questo campo ci ha molto aiutato il movimento animalista, di cui sono un sostenitore, e oggi il lavoro degli scienziati è sottoposto ovunque al controllo dei comitati etici per evitare assolutamente che la ricerca sull’animale comporti non solo dolore ma anche il semplice disagio.

La nostra cultura antropocentrica occidentale ci ha sempre portati a definire l’uomo il re del creato, ma la scienza ci dà torto. Rispetto allo scimpanzé (il primate che è più vicino all’uomo) noi abbiamo l’1% di cervello in più, e questo maggior numero di cellule cerebrali è quello che ha fatto la differenza. Per cui noi siamo diversi dallo scimpanzé e abbiamo coscienza di noi stessi, mentre lo scimpanzé non ha coscienza esistenziale, non  ha coscienza della vita  né sa di dover morire. Tuttavia, lo scimpanzé ha istinti uguali a quelli dell’uomo: protegge la propria prole, soffre se gliela portano via, prova amicizia per i suoi consimili, sa esprimere la paura, la rabbia e il dolore. E questo vale per tutti i mammiferi.

Del resto, se la cultura occidentale è antropocentrica, altre culture non lo sono. Per noi solo gli uomini sono dotati di anima. Ma le religioni orientali, in particolare quella indiana, concepiscono la presenza dell’anima anche negli animali. Un mio amico biblista, che è vegetariano come me, mi ha mandato alcuni versetti della Genesi in cui non c’è traccia di una supremazia dell’uomo sugli animali, e non è in programma che il primo, considerandosi re del creato, uccida gli animali per cibarsene. Dice Dio: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è sulla terra, e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme; saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». Il fatto che gli animali non abbiano la coscienza e la consapevolezza della propria esistenza e del proprio futuro non autorizza ad ucciderli.



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