Io credo nei giovani
Lo confesso: non mi piacciono le cerimonie, forse perché, profondamente timido, non mi ci sono mai abituato e mi trovo sempre un pò impacciato. Ma quella che si è tenuta il 28 marzo a Roma, nella sala del Campidoglio, mi ha profondamente commosso. Si è trattato della premiazione di 95 giovani medici ricercatori (molti provenienti da 11 Paesi) a ciascuno dei quali è stata assegnata una borsa di studio dalla mia Fondazione, grazie al generoso contributo di migliaia di anonime persone e aziende. Ho visto nei loro occhi brillare la gioia di appassionati studiosi che si dedicano alla ricerca medica quasi come una missione e mi sono commosso perché in loro ho visto me, giovane neo laureato, quando più di cinquant’anni fa sono andato a Londra a studiare. Quella borsa di studio mi permise di apprendere le fondamenta della ricerca medica oncologica, conobbi Watson e Crick, gli scopritori del DNA e altri scienziati che molto mi hanno insegnato.
Lo confesso: non mi piacciono le cerimonie, forse perché, profondamente timido, non mi ci sono mai abituato e mi trovo sempre un pò impacciato. Ma quella che si è tenuta il 28 marzo a Roma, nella sala del Campidoglio, mi ha profondamente commosso. Si è trattato della premiazione di 95 giovani medici ricercatori (molti provenienti da 11 Paesi) a ciascuno dei quali è stata assegnata una borsa di studio dalla mia Fondazione, grazie al generoso contributo di migliaia di anonime persone e aziende. Ho visto nei loro occhi brillare la gioia di appassionati studiosi che si dedicano alla ricerca medica quasi come una missione e mi sono commosso perché in loro ho visto me, giovane neo laureato, quando più di cinquant’anni fa sono andato a Londra a studiare. Quella borsa di studio mi permise di apprendere le fondamenta della ricerca medica oncologica, conobbi Watson e Crick, gli scopritori del DNA e altri scienziati che molto mi hanno insegnato.
Guardando i giovani che la mia Fondazione ha premiato per meriti scientifici e perché possano continuare la strada difficile della ricerca ho immaginato il loro futuro e sono certo che la possibilità che è stato loro offerta, anche dalla generosità di molti lettori di questo blog, non sarà delusa.
Si dice spesso “investiamo nei giovani perché sono il nostro futuro”, ma troppo spesso sono solo parole. Io penso che bisogna investire nei giovani anche perché i giovani di questa generazione sono bravi, anzi eccellenti. Indipendentemente dalla nazionalità e dalla cultura, sono preparati, ricchi di entusiasmo e di valori, e soprattutto motivati al progresso del loro Paese e della civiltà nel suo insieme. Ciò che manca loro, e di cui hanno veramente bisogno, è la fiducia: qualcuno che creda nelle loro capacità e li incoraggi a investirle oggi in un domani che appare incerto. Io e la mia Fondazione ci crediamo e, grazie al sostegno costante di chi la pensa come noi, continueremo a farlo, nella certezza di contribuire così al futuro benessere di tutti.
Umberto Veronesi