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Il medico che non sa ascoltare il paziente

Da troppo tempo amici e conoscenti mi confidano l’insoddisfazione che provano quando devono chiamare il medico di famiglia o lo vanno a trovare per una visita, magari urgente. “Non mi ascolta, non mi lascia dire tutto quello che vorrei”, è più o meno la lamentela. Io credo che tre sono gli elementi essenziali che compongono una buona visita medica e quindi qualificano un bravo medico: l’osservazione, l’ascolto del racconto del malato, la simpatia umana.

Il medico che non sa ascoltare il paziente

Da troppo tempo amici e conoscenti mi confidano l’insoddisfazione che provano quando devono chiamare il medico di famiglia o lo vanno a trovare per una visita, magari urgente. “Non mi ascolta, non mi lascia dire tutto quello che vorrei”, è più o meno la lamentela. Io credo che tre sono gli elementi essenziali che compongono una buona visita medica e quindi qualificano un bravo medico: l’osservazione, l’ascolto del racconto del malato, la simpatia umana.

Ma è davvero così che si svolge una visita dal medico? Direi che spesso non lo è, e lo dimostrano le confidenze che mi arrivano da più parti. La sanità rischia di diventare una catena di montaggio, e i medici hanno fretta, sempre più fretta. Già qualche anno fa uno studio europeo stimava in pochi secondi il tempo che intercorre tra l’inizio del racconto del paziente e la prima interruzione del medico, che in genere inizia a parlare magari per formulare subito una diagnosi.

Mentre la stessa ricerca internazionale ritiene che siano necessari almeno due minuti per assorbire le informazioni. Spesso il medico interrompe, in continuità, come un conduttore televisivo. E così perfino i pazienti organizzati (quelli che si sono segnati su un foglietto le cose da dire e da chiedere) perdono il filo del discorso, si scoraggiano, balbettano, tacciono. Oh, bene. Adesso che il malato si è azzittito, il medico può parlare, e lo fa. In fretta, naturalmente. Senza risparmio di parole tecniche, che annebbiano ancor più la mente del povero paziente, formula la diagnosi, segna gli esami di laboratorio e le visite specialistiche, sorride (a volte), congeda. Naturalmente non sempre è così, ma la tendenza va in questa direzione.

E’ un errore. Non è questo il medico che ci serve, e una medicina organizzata su questi ritmi assurdi sarà per forza inefficace e anche costosa. Inefficace perché non approfondisce e quindi si espone all’errore. Costosa perché inevitabilmente non sceglie un razionale e meditato percorso diagnostico, e preferisce gli esami “a pioggia”. Credo di non aver bisogno di aggiungere che questo medico è il contrario di quello che un paziente desidera.



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