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Il lato oscuro della violenza contro le donne

Se analizziamo lo stillicidio quasi quotidiano di atti violenti contro la donna, che a me lascia, al di là dello sdegno, una profonda tristezza, vediamo che spesso alla base c’è il movente della gelosia.  

Il lato oscuro della violenza contro le donne

Se analizziamo lo stillicidio quasi quotidiano di atti violenti contro la donna, che a me lascia, al di là dello sdegno, una profonda tristezza, vediamo che spesso alla base c’è il movente della gelosia.  

«La gelosia è un mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre ». Lo dice Shakespeare nell’Otello, e penso che nelle terribili storie di donne assassinate bisogna partire proprio da questo “dileggio” per capire che ad armare la mano degli assassini c’è una profonda negazione della donna che si dice di amare. Non se ne prende in considerazione la personalità, non se ne rispetta la libertà. Se ne rivendica soltanto un cieco possesso. C’è una profonda incultura, che rende a rischio il rapporto di amore proprio perché pensa di poter fare a meno di considerarlo un rapporto tra “persone”.

Ma c’è di più. Non sono uno psicologo, ma sono convinto che nella gelosia che spinge un uomo al delitto non ci sia soltanto una forma feroce di maschilismo (“O mia, o di nessuno”) ma anche una combinazione di fattori. Sono fattori che non diminuiscono e che non giustificano il delitto, ma che possono servire a ragionare su un fenomeno che sta diventando troppo frequente. L’insicurezza, per esempio. E’ il lato oscuro e pericoloso di una depressione nascosta, che porta al non sentirsi all’altezza del partner, e quindi suscita il timore di perderlo. 


L’insicurezza può anche portare a una forma di gelosia ossessiva, con continui dubbi  sul fatto di essere amato o no, e con continui sospetti di tradimento.  Ma, al di fuori di un quadro che nelle sue forme estreme rientra nella classificazione internazionale dei disturbi mentali, ci si chiede come sia possibile che in un Paese che ha anche una legge contro le molestie e lo stalking, non sia possibile prevenire questi delitti, stendendo una rete di protezione intorno alla donna minacciata e ammonendo in modo molto rigoroso il partner non più gradito, o comunque violento.


Il problema, forse, sta anche nella mancanza di un vero rapporto di fiducia  tra il cittadino e lo Stato, e lo sanno anche troppo bene le tante donne maltrattate dal marito, che non osano denunciare le violenze e che purtroppo, quando vi si decidono, molto spesso ottengono ben poco: l’uomo viene chiamato dai carabinieri, gli viene rivolta una paternale, poi è libero di tornare a casa: a raddoppiare le violenze contro la moglie. 

Umberto Veronesi



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