Formidabili queste donne
Quando qualche settimana fa telefonai a Leymah Gbowee, una delle tre donne onorate dal Nobel per la pace, per avere conferma della sua partecipazione alla grande conferenza di “Science for Peace” organizzata dalla mia Fondazione per il 18-19 novembre, a Milano, mi disse:” Mi piacerebbe molto, mi piacerebbe davvero, ma devo andare in Congo e poi in Costa d’Avorio, a organizzare anche lì il movimento di lotta per i nostri diritti, per eliminare la violenza e lo stato di schiavitù in cui vivono le donne”. Non sapeva, e non lo sapevo neppure io, che sarebbe stata insignita del Nobel, ma a me venne spontaneo pensare che se lo sarebbe meritato.
Quando qualche settimana fa telefonai a Leymah Gbowee, una delle tre donne onorate dal Nobel per la pace, per avere conferma della sua partecipazione alla grande conferenza di “Science for Peace” organizzata dalla mia Fondazione per il 18-19 novembre, a Milano, mi disse:” Mi piacerebbe molto, mi piacerebbe davvero, ma devo andare in Congo e poi in Costa d’Avorio, a organizzare anche lì il movimento di lotta per i nostri diritti, per eliminare la violenza e lo stato di schiavitù in cui vivono le donne”. Non sapeva, e non lo sapevo neppure io, che sarebbe stata insignita del Nobel, ma a me venne spontaneo pensare che se lo sarebbe meritato.
Donne formidabili, i tre Nobel di quest’anno. Leymah ha 39 anni, sei figli e ha cominciato a organizzare cortei e comizi 15 anni fa, indifferente agli scempi e ai pericoli di una guerra civile che avrebbe devastato la Liberia. Determinata come solo sanno essere le donne quando si prefiggono un obiettivo, intransigente con sé e con gli altri al punto da meritarsi l’appellativo di “guerriera della pace”, geniale quando per attirare l’attenzione del mondo sulla tragica situazione in cui si dibatteva il suo paese, propose alle connazionali lo sciopero del sesso e il mondo cominciò a interessarsi della Liberia.
Cinque anni fa, anche grazie al suo attivismo, Ellen Johnson Sirleaf è stata eletta Presidente della Liberia, prima donna in Africa a diventare capo di Stato, e anche lei oggi premiata con il Nobel. Ha 72 anni e 4 figli maschi; “Mama Ellen” come la chiamano i suoi connazionali perché la maternità in Africa è un titolo di dignità e profondo rispetto, discende da una famiglia di schiavi liberati e nel suo primo discorso rivolto alla Nazione, parlò quasi solo all’altra metà della luna. Disse: ”Parlo alle donne della Liberia, le donne brutalizzate, le donne violentate, le donne schiavizzate, eppure promotrice di pace”.
E’ straordinaria la forza d’animo e il coraggio che spingono queste donne. Tawakkol Karman, la yemenita anche lei onorata del Nobel, 32 anni, 3 figli, “madre della rivoluzione”, che con la sua azione di protesta pacifica sta costringendo il presidente dello Yemen a lasciare il potere dopo 33 anni di oppressione dittatoriale in una società tribale che ha portato il paese, secondo l’Agenzia per lo Sviluppo dell’ONU, ad essere il più oppressivo e violento del mondo. E’ stata arresta più volte e messa in carcere, ma lei imperterrita il giovedì di ogni settimana raduna centinaia di migliaia di donne e studenti davanti al Parlamento. Per timore di arresti e attentati oggi vive in una grande tendopoli, con figli e marito, nella Piazza del Cambiamento, che è diventata la roccaforte della protesta pacifista.
Mi stupisce e insieme mi commuove profondamente il coraggio di queste donne, indifferenti alla paura e ai rischi, capaci di affrontare carcere e violenze per la loro idea di libertà e di pace. Dietro la grande svolta di molti paesi, dalla Tunisia alla Liberia, dallo Yemen all’Egitto, che sta ridisegnando la storia recente, c’è sempre una donna, spesso giovanissima, madre di figli, animata dalla forza di un unico ideale pacifista.
E mi immalinconisco vedendo in quale considerazione la donna nel nostro paese, viene spesso tenuta, talvolta anche da responsabili politici.
Umberto Veronesi