Allattamento al seno: una battaglia ancora da vincere
Psicologi e pediatri impegnati assieme nella campagna di sensibilizzazione. Una corretta informazione è necessaria per supportare le donne nell'allattamento del proprio figlio
I pediatri vogliono vincere la battaglia per l’allattamento al seno, che è la migliore forma di prevenzione affinché il bimbo cresca sano, e trovi da subito un rapporto normale e felice con la madre. Bisogna perciò capire perché tante mamme rinunciano. A questa sacrosanta domanda ha risposto un convegno svoltosi recentemente a Milano, organizzato dal sindacato dei medici pediatri di famiglia (Simpef) e dall’Associazione per la ricerca in psicologia clinica (Arp). Con un capillare lavoro, iniziato nel 2013, i pediatri hanno sottoposto a 3700 mamme un questionario anonimo, in cui le donne potessero esprimersi in assoluta libertà, raccontando difficoltà e stati d’animo. Le risposte al questionario sono poi state passate al vaglio degli psicologi per cogliere i punti critici dello strettissimo rapporto che si crea tra madre e prole. Le osservazioni dei pediatri e degli psicologi sono confluite nelle due ampie ricerche presentate al convegno.
È emerso che tutte le donne desiderano allattare, e se iniziano l’allattamento lo fanno per una decisione propria, assolutamente autonoma, su cui influiscono poco o nulla i condizionamenti dell’ambiente familiare. È invece importante saper valutare e risolvere gli eventuali problemi, tanto che l’allattamento al seno è una scelta prevalente nelle donne laureate, che fruiscono di maggiore informazione. Questa è un’esigenza assai sentita, tant’è che il 97 per cento delle madri si collega a internet almeno una volta al giorno, e molte partecipano alle discussioni che gruppi di donne organizzano on line. Senza informazione o con poca informazione prevale l’ansia, e la prima causa della rinuncia (che di solito si verifica entro 1-3 mesi, e che le donne vivono come un fallimento) è il timore di avere poco latte, mentre stress e fatica sono il secondo fattore.
Quando si diventa per la prima volta genitori, emozionati e felici, crescere un bambino sembra un’impresa fantastica ma difficilissima. Ricordo ancora le ansie per il mio primo figlio - poi ne ho avuti altri cinque - e questi ricordi mi permettono di condividere sino in fondo lo stato d’animo degli uomini e delle donne che contemplano il loro bimbo nella culla. Siamo tutti consapevoli che è nell’infanzia che si mettono le basi di salute di tutta la vita. Bisogna perciò sviluppare un’intelligente attenzione, ma senza farsi prendere dall’ansia. Un grande alleato sarà il pediatra, e vorrei sottolineare che l’Italia, eccezione in Europa, mette un pediatra del Servizio sanitario nazionale a disposizione di ogni bambino. Non con il solo intento di curare il bambino quando si ammala, ma con l’obiettivo specifico di seguirne lo sviluppo tramite i bilanci di salute che vengono periodicamente programmati. Un forte aiuto all’allattamento al seno può venire proprio dal pediatra, tanto che al convegno di Milano è stata avanzata una proposta di metodo: il cosiddetto «bilancio zero», cioè la prima visita del pediatra non a un mese dalla nascita, ma appena tornati a casa. Questa primissima visita è da considerare a «tre» - pediatra, madre e bambino - e il pediatra deve riservare una particolare attenzione alla mamma, con le sue paure e le sue difficoltà. Il medico dei piccoli lo sa bene: deve sapere come ascoltare la mamma per sapere come curare il bambino.
Umberto Veronesi