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Schizofrenia: aprite quella porta!

Stefano Pallanti descrive le nuove mete raggiunte dalle neuroscienze e spiega perché non si può più parlare di incurabilità. I disturbi sono diversi e per ciascuno si tenta un approccio personalizzato

Schizofrenia: aprite quella porta!

Oltre la schizofrenia è il titolo. “Oltre” in che senso? «In diversi sensi», risponde l’autore, lo psichiatra Stefano Pallanti dell’Università di Firenze. «Ci si chiede già da qualche anno se abbandonare il nome stesso “schizofrenia”. In Giappone l’hanno già fatto: parlano di “psicosi dissociativa”».

Il motivo? «Diversi motivi. E uno risponde a un problema enunciato già nel sottotitolo del libro: i preconcetti. Schizofrenia è un termine equivoco, suggerisce alla gente l’idea di una mente divisa in due, un problema di personalità doppia. E non è così. Ma con l’idea di una scissione suggerita da quello “schizo” si alimenta lo stigma, il pregiudizio negativo sui malati che in psichiatria è legato alla mentalizzazione del disturbo, mentre qui si tratta di un disturbo del cervello. A base biologica. Parlando di personalità, e non di brain disease, si riduce la dignità della malattia». Continua il professor Stefano Pallanti: «Diciamo “oltre” perché la schizofrenia non appare più nella V edizione, uscita nel 2013, del Dsm, il testo chiave della diagnostica internazionale in psichiatria».

Cancellata una malattia così importante? «No, ma più correttamente compare la dizione “Disturbi dello spettro schizofrenico” perché non si tratta di un’unica condizione». “Spettro” in psichiatria indica l’insieme di tutte le sfumature di un disturbo, dalla più leggera alla più grave, e se ad esso si fa riferimento nel DsmV significa che «si sta andando verso una maggiore individualizzazione del trattamento, si va verso la specifica terapia per quel singolo paziente e non un altro».

Pallanti richiama il recente esempio del melanoma, tumore della pelle, per cui si stanno creando vaccini personalizzati. «Così sarà anche nel campo della schizofrenia, un trattamento individualizzato. Questa impostazione stimolerà una diversa ricerca dei farmaci. Nel libro si evidenziano le nuove frontiere delle neuroscienze e le loro ricadute attuali e future». Continuando il “gioco” dell’oltre del titolo, il docente fiorentino spiega: «Oltre il mito della prognosi negativa della schizofrenia. Invece non sempre è così, incurabile: almeno un terzo dei malati deve guarire. Nell’ultimo capitolo faccio riferimento a un programma varato dal Nimh, l’americano National Institute of Mental Health, che mira alla guarigione dopo il primo episodio schizofrenico. Si tratta di impostare i trattamenti puntando a curare bene gli esordi della malattia per migliorare le condizioni cognitive, la memoria di lavoro, impiegando anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale, il training cognitivo, la stimolazione magnetica transcranica… Puntare alla guarigione dopo il primo episodio schizofrenico vuol dire anche potenziare la ricerca verso questo obiettivo, ritenuto possibile».

Un libro che apre delle porte, dunque, lascia intravedere spazi liberi, questo Oltre la schizofrenia, sottotitolo: I progressi delle neuroscienze per superare i preconcetti e la malattia, suggerito dalla Società italiana di psichiatria, che può essere letto senza difficoltà anche dal pubblico, e non solo dagli addetti ai lavori.

Stefano Pallanti

OLTRE LA SCHIZOFRENIA
Edizioni Edra, 400 pagine, 39 euro

Si trova nelle librerie scientifiche e su Amazon

Serena Zoli



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