Il tempo è un metro per salute e benessere
Il libro di Roberto Manfredini approfondisce il potenziale impatto dei ritmi circadiani sulla salute
«C’è un tempo per nascere e un tempo per morire», sancisce il sacro Qoelet. In verità c’è «un tempo per ogni cosa», replica Roberto Manfredini, massimo esperto di cronobiologia, oltreché ordinario di medicina interna all’Università di Ferrara. E raduna sotto questo titolo quasi 200 pagine di istruzioni - volume pubblicato da Edizioni Piemme - per l’uso corretto del nostro orologio interiore. Dobbiamo battere il tempo di ogni nostra azione in sintonia con quell’ora per ottenere risultati migliori e per evitare malesseri o vere malattie.
Ma si dice, al singolare, orologio centrale o «masterclock» e lo si sa posizionato in una piccolissima zona cerebrale dell’ipotalamo detta nucleo soprachiasmatico. In realtà è sempre più chiaro che il nostro organismo è come quei negozi da orologiai tappezzati di pendole, quadranti, sveglie le cui lancette segnano per ciascuno un’ora diversa. Così è per tante delle nostre parti del corpo, dagli organi più grandi alle piccole cellule, che si rivelano avere una propria scansione del tempo. A volte regolato dal «masterclock», a volte indipendente per più forti ragioni biologiche.
Fin dagli antichi si era colto il legame tra bios, la vita, e cronos, il tempo, da cui la disciplina cronobiologia, ma è solo alla fine degli anni Novanta che si sono individuati i geni preposti a far girare le «lancette». Solo allora, annota Manfredini, si è guadagnata credibilità scientifica: prima «parlare di cronobiologia era come parlare di astrologia». A dare il segnale orario da millenni e millenni, il grande sincronizzatore, è l’alternanza buio/luce, segnale che il «masterclock» coglie attraverso la retina dell’occhio cui è collegato.
La vita degli uomini, come quella degli animali, si sa, era scandita molto su questa alternanza. Con una variabilità, che è rimasta, tra chi tende a svegliarsi presto al mattino, pieno di energia, e cadere dal sonno a inizio sera, e quanti si svegliano tardi e la sera non andrebbero mai a letto. Molto si è parlato di questi due cronotipi, che presenterebbero anche alcuni tratti psicologici specifici, individuati da un inglese e uno svedese negli anni Settanta e ai quali successivamente si è dato il più allettante nome di «allodole» e di «gufi», due uccelli che mostrano le stesse caratteristiche rispetto veglia e sonno. A che categoria appartengo io? E che carattere ho? La risposta si trova alla fine di un bel questionario nel libro.
Poi venne la luce elettrica. Il buio perse il suo regno. Ma se il ritmo dell’orologio principale non si è turbato, sono stati gli uomini a turbare le loro abitudini, per esempio «allungando» il giorno fino a orari inverosimili e mangiando in orari «proibiti». Perché, essendoci un’ora giusta per ogni cosa, quella adatta alla cena sarebbe tra le 18.30 e le 19.30. Poi stop cibi. In obbedienza alla regola del «time restricted feeding», il nutrirsi in una finestra ristretta della giornata, che sarebbe di 10-12 ore (pranzo ore 12-13, non oltre le 13.30). E a letto alle 22-23, «mai» al di là della mezzanotte. (Alzi la mano chi si attiene a queste norme igieniche. Però conoscerle potrebbe essere d’aiuto se si avverte uno strano disagio).
Si può anche soffrire di eccessiva illuminazione, che può spostare verso il cronotipo «gufo», di deprivazione del sonno, infine di alimentazione sbagliata in ore notturne. «Tutto questo spiega facilmente l’esplosione, a livello mondiale nei paesi ricchi, di obesità e disturbi metabolici, specie nelle nuove generazioni, quasi ad assurgere a una vera e propria epidemia», scrive Manfredini. Sotto accusa in particolare la luce blu di cellulari, tablet, computer, videogiochi che 3 bambini e adolescenti su 4 - calcola l’Accademia dei pediatri americani - hanno nella propria stanza e maneggiano fino a notte inoltrata. Luce che inibisce la produzione di melatonina, ormone preposto a segnare il ritmo veglia-sonno e che a notte aumenta (aumenterebbe) per un buon riposo.
Per sapere il momento migliore per ogni attività di lavoro o di svago, per conoscere a che ora si è più sotto rischio di un ictus o di un dramma cardiovascolare così come di infrangere qualche record sportivo, non resta che «passeggiare» piacevolmente tra queste pagine. La cui perla principale, in fatto di orari giusti, riguarda far l’amore: alle 5,48! Perché allora - si spiega - l’uomo possiede il massimo di testosterone e la donna è spinta al desiderio per l’influenza della prima luce sull’ipotalamo.
Il professor Manfredini non avalla questa «chicca» che dichiara di avere trovato in uno studio serio (fin troppo). E pone, piuttosto, la domanda: e se lei e lui sono di due cronotipi opposti, se uno è al massimo della verve alla sera e il partner è già assonnato o viceversa al mattino, come si fa? L’esperto non ha la risposta. Confida, con un sorrisetto che si immagina, che un compromesso si troverà.
UN TEMPO PER OGNI COSA
Vivere in sintonia con il proprio orologio biologico
Roberto Manfredini
Editore Piemme, pagine 198, euro 16
Serena Zoli