Ecco come scrivere in maniera corretta di medicina
L’ultimo libro di Cornegliani e Rigutto è un vademecum per chi si occupa di comunicare i risultati della scienza. Cautela e accuratezza i cardini da cui non si deve mai prescindere
È un lavoro da giornalista. Ma la “penna” più efficace, in questo caso, sarebbe quella dello specialista. Giornalismo medico: a chi tocca parlarne? Una soluzione per risolvere la dicotomia c’è. Non potendo sottrarre un clinico alla corsia, per scrivere con estremo rigore e chiarezza di scienza è necessario avere dei giornalisti “specializzati”. Comprendere l’essenza del messaggio è il primo passo da compiere, prima di riversare la “verità” sui lettori.
Tiziano Cornegliani (redattore scientifico di lungo corso) e Cristina Rigutto (divulgatrice scientifica) sono partiti da questa certezza prima di mettere nero su bianco “Manuale di redazione medico-scientifica” (Editrice Bibliografica). Scrivere di medicina non può essere un ripiego. Né una collocazione - abitudine diffusa, soprattutto in passato - per i giornalisti in esubero nelle redazioni. Per redigere un testo di medicina - che si appartenga alla categoria dei medical editor, dei medical writer o dei giornalisti scientifici: ben differenziate nel testo - occorre un bagaglio di conoscenze teoriche di base, oltre alla capacità di riassumere con strumenti lessicali adeguati messaggi di rado comprensibili al grande pubblico. «La mancata conoscenza della materia apre autostrade a errori imperdonabili e squalificanti», spiega Cornegliani, attivo da trent’anni in un Paese che continua a non dare il giusto peso all’informazione scientifica.
Come fare in modo allora che di medicina si possa scrivere con precisione senza togliere lo specialista dalla corsia? Primo passo: serve una conoscenza quasi ottimale dell’inglese, per non incorrere in traduzioni fallaci, alla base delle errate interpretazioni delle fonti. Secondo: impossibile prescindere da PubMed, il motore di ricerca che dal 1949 a oggi ha catalogato oltre 24 milioni di pubblicazioni nell’ambito delle scienze della vita. È questa la fonte primaria e terza a cui devono abbeverarsi i giornalisti che si occupano di medicina. Terzo: mai dare nulla per scontato. No, dunque, ai tecnicismi e agli acronimi, frequenti nelle comunicazioni che giungono da ospedali e centri di ricerca, se la prima volta non sono stati illustrati a dovere. Il contesto aiuta, se Aids e Dna sono termini oggi noti a tutti. Ma alcune sigle possono essere interpretate soltanto agli addetti ai lavori o avere più significati. Meglio dunque scrivere virus dell’epatite C (e non Hcv) e broncopneumopatia cronica ostruttiva (e non Bpco) se si vuole rendere un servizio completo e corretto al lettore.
Oltre a essere uno strumento indispensabili per i giornalisti scientifici, il testo sintetizza alcune indicazioni anche per medici e ricercatori. La seconda parte è infatti dedicata alla stesura di abstract, poster e presentazioni. Chiarezza, concisione, titoli accattivanti e cura dei dettagli: è quanto chiedono lettori, colleghi e studenti ai loro relatori. Da oggi in poi, con questo manuale, sbagliare sarà più difficile.
Tiziano Cornegliani e Cristina Rigutto
MANUALE DI REDAZIONE MEDICO-SCIENTIFICA
Editrice Bibliografica, 180 pagine, 23,50 euro
Fabio Di Todaro
@fabioditodaro