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L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è giusto

Coronavirus: con centinaia di morti al giorno, l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è necessario

L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari è giusto

L’1 aprile 2021 il consiglio dei ministri ha approvato un decreto che stabilisce alcune misure importanti per gli operatori sanitari in merito alle campagne vaccinali contro la Covid-19.

 

All’articolo 4 il decreto impone l’obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari e prevede i seguenti passaggi:

 

  • entro cinque giorni gli ordini professionali e i datori di lavoro degli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie, socio-assistenziali, pubbliche o private, nelle farmacie, parafarmacie e studi professionali devono fornire l’elenco di tutti i loro iscritti e dipendenti;

 

  • entro dieci giorni, le Regioni e le Province autonome hanno quindi l’obbligo di verificare lo stato vaccinale delle persone negli elenchi;

 

  • chi non risulta già vaccinato o in attesa ha altri cinque giorni per adeguarsi o dimostrare di non essere sottoposto ad obbligo (ad esempio, a causa di documentate condizioni di salute);

 

  • dopo questo ulteriore termine, l’azienda sanitaria può tentare un’ultima volta di invitare la persona ad effettuare la vaccinazione

 

Al termine di tutti questi passaggi, se ancora persiste la volontà di non sottoporsi alla vaccinazione, per l’operatore sanitario si procede alla «sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da Sars-CoV-2».

 

Questa misura era attesa da tempo, è giusta e va sostenuta con forza. In un momento in cui contiamo ancora centinaia di morti ogni giorno a causa del virus, l’imposizione di un obbligo vaccinale per tutti gli operatori sanitari è una misura necessaria. 
 

Dal punto di vista etico e deontologico, il fine primario di chi sceglie di diventare un operatore sanitario deve essere quello di prendersi cura del prossimo. Fin da Ippocrate questo ha significato almeno «almeno, non nuocere». E cioè: il primo obbligo morale di chi assume il ruolo di «colui o colei che cura» deve essere quello, quanto meno, di non compromettere la salute altrui. 

 

Vaccinarsi diminuisce il rischio di trasmettere il virus. Per chi presta assistenza a persone malate, fragili o vulnerabili, vaccinarsi rappresenta quindi un dovere etico prima ancora che normativo. Occorre poi ricordare che il decreto, in realtà, non impone né la sospensione indefinitasanzioni pecuniarie o disciplinari né il licenziamento automatico per chi non vuole vaccinarsi.

 

Forse, se c’è qualcosa da criticare in questa misura, è proprio il fatto che è troppo blanda nei confronti di coloro che per proteggere «la propria libertà» mettono a rischio la salute degli altri venendo meno ai propri doveri etici e deontologici.

 



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