Diamo il meglio di noi (anche attraverso il testamento biologico)
Le disposizioni anticipate di trattamento un'opportunità per incrementare la donazione degli organi
Pochi sanno che l’Italia è nei primissimi posti in Europa per la donazione e il trapianto di organi e tessuti. La buona notizia - come riferito anche su queste colonne - è che nell’ultimo anno i numeri dei donatori e dei trapianti nel nostro Paese sono risultati in forte crescita, con un incremento pari al nove per cento rispetto all’anno precedente. Questo vuol dire che le liste di attesa per chi deve ricevere un nuovo organo sono in progressiva diminuzione. A fronte di questi buoni risultati, però, molto rimane ancora da fare. Oggi, infatti, ci sono ancora migliaia di persone per cui il trapianto di organi rappresenta l’unica possibilità concreta di continuare a vivere o di riportare la propria di vita al di sopra a una soglia di qualità minima.
Questo nonostante in Italia dovrebbe valere il principio fondamentale del «silenzio-assenso», come esplicitato nell'articolo 23 della legge 91 del 1999 e in un decreto del Ministero della Salute pubblicato l'8 aprile 2000, secondo il quale si presume che una persona sia sempre favorevole alla donazione dei proprie organi e tessuti per finalità di trapianto: a meno che non abbia indicato la propria esplicita contrarietà. Purtroppo, però, questo principio non ha mai trovato attuazione nella pratica. Oggi, quindi, a fronte del decesso di un potenziale donatore, si possono verificare tre scenari. Il primo si ha quando il potenziale donatore ha dichiarato esplicitamente di essere favorevole alla donazione. Questo può avvenire secondo diverse modalità, come anche da noi riportato oltre un anno fa. In questa situazione, se possibile, si procede alla donazione. Il secondo scenario si verifica invece quando una persona ha espresso in modo esplicito la propria contrarietà alla donazione. Anche in questo caso, ovviamente, si rispettano le volontà della persona deceduta e non si procede all’espianto. Infine, il terzo scenario si ha quando una persona non ha espresso la propria volontà né in un senso né nell’altro. In simili frangenti il prelievo è consentito, ma solo se i famigliari non si oppongono. Il problema, però, è che in molti casi nemmeno i parenti più stretti conoscono le volontà della persona deceduta rispetto alla donazione. Così, per paura di commettere un errore, a volte scelgono di non autorizzare la donazione. Piuttosto che rischiare di sbagliare, si preferisce non agire. Eppure, secondo i dati disponibili, è lecito pensare che la maggioranza delle persone, oggi, sia tendenzialmente favorevole alla donazione dei propri organi e tessuti. Il risultato è che si hanno diversi casi in cui una persona favorevole è deceduta, ma non si è comunque proceduto al prelievo dei suoi organi solo perché non esiste alcuna prova tangibile di tale volontà.
Per cercare di diminuire questi casi di incertezza cautelativa, esistono due modi principali. Il primo è quello di promuovere una maggiore consapevolezza nei confronti dell’importanza della donazione di organi, tessuti e cellule. A questo fine la Fondazione Umberto Veronesi ha aderito insieme ad altri enti e istituzioni alla campagna nazionale «Diamo il meglio di noi», la quale ha fino a ora raggiunto quasi quattro milioni di cittadini. Il secondo modo, poi, è quello di prevedere forme ancora più semplici e diffuse per far sì che le persone possono rendere esplicita la propria volontà in un senso o nell’altro. In questo contesto, la nuova legge che dal gennaio del 2018 ha finalmente introdotto anche nel nostro paese la possibilità di redigere il proprio testamento biologico può rappresentare uno strumento decisivo. Esprimere la propria volontà a favore della donazione dei propri organi e tessuti rappresenta un gesto di altruismo e significa promuovere una cultura positiva della donazione.
In questo modo è possibile davvero dare il meglio di sé, trasformando il testamento biologico in uno strumento che può essere utile non solo a chi lo compila, ma anche a tutti coloro che sono in attesa di cominciare una nuova vita grazie ai progressi della medicina e alla generosità.