Come comportarsi al tempo del Coronavirus
Al di là delle restrizioni, in questa fase occorre applicare il principio (massimo) di precauzione
La situazione in cui oggi si trova il nostro Paese non ha precedenti. La corsa contro il tempo per cercare di rallentare il contagio del Coronavirus ha infatti costretto il Governo a estendere la cosiddetta «zona arancione» a tutta l’Italia. La condizione in cui ora ci troviamo è nuova per tutti.
Per questo, è legittimo avere molte domande su quello che possiamo, dobbiamo o dovremmo fare. Come dobbiamo regolarci negli spostamenti in città? Possiamo uscire a fare delle passeggiate o altre attività all’aperto, e se sì, quali misure dobbiamo adottare? E come dobbiamo comportarci rispetto a tutti quei piccoli gesti e attività che siamo abituati a compiere nella nostra quotidianità, dal prendere l’ascensore al fare la spesa? Naturalmente, mano a mano che passano le ore e i giorni, le autorità ci stanno fornendo delle indicazioni sempre più precise su come comportarsi. D’altra parte, è anche vero che la nostra vita è composta da una serie infinita di gesti, abitudini e situazioni diverse. Per questo motivo è impensabile sperare che il Governo emani delle linee guida capaci di indicare per filo e per segno quali comportamenti dovremmo adottare in qualsiasi situazione possibile. Cosa fare, quindi?
In questo contesto, un consiglio utile è quello di adottare una semplice regola generale: «Comportati come se fossi asintomatico». In altre parole, ciò significa che nelle prossime ore dovremmo agire come se sapessimo di essere portatori del virus, seppur senza sintomi (ovviamente, per chi ha dei sintomi, questo esercizio non è necessario). Nell’impossibilità pratica di eseguire tamponi su tutta la popolazione in breve tempo - e di scoprire di conseguenza chi è stato già contagiato e chi no - adottare questo principio significa adottare un’atteggiamento di massima prudenza: «Nel dubbio, agisci sempre come se fossi già risultato positivo al test».
Applicare questa regola può essere utile per capire meglio, nelle varie situazioni e mentre tutto è nuovo, come dovemmo comportarci quando non sappiamo quale sia la cosa giusta da fare. In pratica, questo significa uscire di casa il meno possibile; limitare al massimo i contatti con altre persone e, nel caso, adottare tutte le misure precauzionali del caso; lavarsi spesso le mani; toccare il meno possibile superfici che altri possono toccare come i tasti degli ascensori. Seguire questo principio alla lettera può sembrare eccessivamente prudente. Forse è così. Ma, almeno in queste prime ore, in cui si chiede a tutti di fare uno sforzo personale, io credo che ognuno abbia il dovere di fare del proprio meglio. Ciò significa impegnarsi con tutte le proprie forze affinché questa situazione possa risolversi il primo possibile. Perché ogni ora che passa il contagio avanza, alcune persone rischiano la vita e il quadro economico peggiora rapidamente.
In particolare, seguire questo principio di cautela è tanto più importante tanto più si crede di vivere in una zona dove «il virus non è ancora arrivato». È, infatti, proprio in queste situazioni di residua (e apparente) sicurezza che dobbiamo tenere la guardia più alta possibile. E dove la prevenzione e la responsabilità possono davvero fare la differenza sull’andamento del contagio. In fondo, in questa situazione di emergenza straordinaria, seguire questo principio non significa altro che applicare una semplice variante della cosiddetta «regola d’oro» - per questo chiamata anche la «regola d’argento» - e cioè «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te».
Pensiamoci un attimo. Ammettiamo di conoscere una persona consapevole di essere portatrice del Coronavirus, ma che non ha alcun sintomo apprezzabile. E chiediamoci: «Come vorremmo che si comportasse questa persona nei prossimi giorni?». Se riusciamo a rispondere a questa domanda, allora vuol dire che avremo capito anche noi un po’ meglio cosa dovremmo fare nella situazione in cui ci troviamo oggi.