La vitiligine e gli "uomini leopardo"
Oggi appare con personaggi noti e foto di moda, ma da quando conosciamo e rappresentiamo la vitiligine?
Il 25 giugno si è celebrata la Giornata Mondiale della Vitiligine. Il primo World Vitiligo Day fu celebrato nel 2011. Perchè questa data? Fu scelta proprio questa data in onore di Michael Jackson, una delle star colpite dalla malattia, che morì il 25 giugno 2009.
(Nella foto: Homo Sapiens - Vitiligo, Special Collections of the University of Amsterdam, Public domain, via Wikimedia Commons)
«La vitiligine - spiega la professoressa Clara De Simone, professore associato di Dermatologia presso l’Università Cattolica di Roma, Policlinico Gemelli - è una malattia della pelle che si manifesta con la perdita del normale colorito in alcune zone che assumono quindi un colore bianco-latte. È provocata dalla mancanza di melanociti, ossia le cellule deputate alla produzione di melanina. Le zone prive di pigmento e, quindi visivamente più chiare rispetto alle aree circostanti, sono generalmente: il dorso delle mani e dei piedi e le aree intorno agli occhi e alla bocca. Esiste poi la possibilità che le macule si trovino sparse qua e là sul corpo. L’estensione è variabile da individuo a individuo e può modificarsi nel corso del tempo. Si tratta di una patologia che colpisce lo 0,5-2% della popolazione generale con una maggiore incidenza nella popolazione asiatica, senza una significativa differenza tra i due sessi. Può insorgere a qualsiasi età anche se, in circa la metà dei casi insorge prima dei 20 anni, e, nel 70% dei casi, si verifica entro i 30 anni di età».
UNA STORIA CHE RISALE A 3.500 ANNI FA
La vitiligine viene menzionata per la prima volta in antichissimi testi indiani religiosi, ossia i Veda (parola che in sanscrito significa conoscenza) e, in particolare nell'Atharva Veda. Si tratta di testi risalenti al 1500 a.C. La ragione più probabile circa il riferimento alla vitiligine deriva dall’osservazione della realtà e, nello specifico, dalla presenza numerosa di persone affette da “macchie cutanee ben circoscritte”, come si evince appunto dalla lettura di questi testi. In alcune zone dell’India, per ragioni non ancora del tutto chiarite, di vitiligine soffre addirittura l’8% della popolazione. Non è un caso dunque che l’antico vocabolo gravidico (linguaggio parlato dai Tamil dell’India Meridionale e dello Sri Lanka) “ven-kusltam” venisse usato per denominare la vitiligine, allora conosciuta come “lebbra bianca”.
PRESSO I LATINI E NEL MEDIOEVO, FINO ALL’ETÀ MODERNA
Il termine vitiligo, probabilmente derivante dal latino vitium, ossia difetto, malattia, era in uso nell’antichità classica. Indicava però uno spettro ben più ampio di patologie dermatologiche (dermatosi, canizie senili, vari tipi di eruzioni cutanee…) e non solo la vitiligine. E anche nel corso del Medioevo, seppure vennero scritte opere sulle manifestazioni cutanee di alcune malattie della pelle, come il De Cutanei morti di Gerolamo Mercuriale da Padova, non si arrivò a una definizione precisa della vitiligine. Durante il Rinascimento la si iniziò a definire un po’ meglio e a classificare come malattia a sé stante, ma ancora nel corso del Settecento capitava che la vitiligine venisse confusa con la lebbra.
LA MALATTIA VIENE RICONOSCIUTA
La definizione divenne via via più accurata nel corso dell’Ottocento, come evidenziato nel Trattato Compiuto delle Malattie della Pelle (1832) del barone Alibert, scrittore francese e dermatologo, considerato il "padre della dermatologia" in Francia, proprio per il suo significativo contributo alla classificazione delle malattie della pelle. Solo nel secolo scorso, grazie ai progressi dell’istologia e dell’istopatologia cutanea, la vitiligine venne meglio identificata come malattia acquisita e spesso ereditaria e con componenti autoimmuni.
GLI "UOMINI LEOPARDO” E LA VITILIGINE NELL'ARTE
Considerati nei secoli scorsi vere e proprie curiosità, i cosiddetti “uomini leopardo”, ossia coloro che erano affetti da vitiligine, venivano a volte esibiti come veri e propri fenomeni da baraccone. Lo studioso americano Charles D. Martin ne ha raccolto in un libro The White African American Body, pubblicato nel 2002, immagini e testimonianze provenienti dalla cultura popolare americana dal diciottesimo secolo fino ai nostri giorni. Nel Settecento e nell’Ottocento, la vitiligine era anche oggetto di rappresentazioni pittoriche. E’ questo il caso del dipinto Child with vitiligo (Scuola brasiliana, autore ignoto, XVIII sec) che rappresenta un ragazzo dalla pelle scura e con chiari segni di vitiligine. Il quadro è esposto al Museo di Storia della Medicina di Parigi. Il Ritratto di una donna con cappello nero (Adolph von Menzel, 1815-1905) è invece un busto femminile di profilo in abiti rinascimentali con un volto in cui risultano evidenti chiazze chiare, soprattutto sulla fronte, intorno al naso e sul mento. Il dipinto è visibile a Oldenburg in Bassa Sassonia.