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Bhopal, 40 anni dopo

Nel 1984 il peggior disastro chimico industriale della storia. Gli effetti oggi sulla salute

Bhopal, 40 anni dopo

Che cosa accade quando avviene un incidente industriale? Che cosa succede a chi abita nelle zone limitrofe a un disastro chimico? E a distanza di anni quali gli strascichi per la salute delle persone e l’eventuale impatto sulle generazioni successive all’evento? Di casi di questi tipo purtroppo nel mondo ce ne sono stati parecchi e uno dei più clamorosi riguarda l’India degli anni Ottanta.

BHOPAL, INDIA: LA SUA TRAGICA STORIA

Nella notte a cavallo tra il 2 e il 3 dicembre 1984 a Bhopal, città del Madhya Pradesh, stato dell’India centrale a sud della pianura del Gange, si verificò infatti uno dei peggiori disastri industriali della storia. La vicenda è ancora oggetto di studio, come dimostrato dalla ricerca condotta dall'Università di San Diego e finanziata dalla Bill & Melinda Gates Foundation, di recentissima pubblicazione sulla rivista scientifica BMJ Open, dal titolo Long-term health and human capital effects of in utero exposure to an industrial disaster: a spatial difference- in-differences analysis of the Bhopal gas tragedy.

(nella foto, il monumento commemorativo "il disastro a Bhopal 1984: la sofferenza continua, così anche la lotta" Luca Frediani uploaded by Simone.lippi, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons)

LO SCENARIO

L’incidente, come viene letteralmente scritto da Erminio Mostacci e Luigi Cerruti del Dipartimento di chimica Generale e Chimica Organica dell’Università di Torino in una accurata ricostruzione storico-scientifica dell’evento (dicembre 2011), «rappresenta ancora oggi il più immane disastro chimico della storia, per gravità, estensione territoriale e temporale degli effetti. Lo studio del contesto e delle molte cause concomitanti rendono conto di uno scenario quasi allucinante. Quanto accaduto è in massima parte imputabile a una gestione del tutto sconsiderata ed orientata alla mera riduzione delle spese di manutenzione e controllo, a prezzo di una totale colpevole carenza nella salvaguardia della sicurezza, della salute e in definitiva nella tutela di tutto l'ecosistema circostante. La stampa quotidiana nazionale ebbe un certo ruolo nell'informare su quanto accaduto solamente nel brevissimo periodo. Nonostante le cifre del disastro dimostrassero quanto fosse terribile l'impatto sociale, economico ed ambientale, sin dai primi giorni, la notizia di Bhopal, a causa di un marcato effetto “distanza” fu confinata nelle pagine interne di approfondimento tematico».

IL DISASTRO CHIMICO

Il tragico episodio fu anche l’argomento di un libro reportage e insieme un’indagine durata nei due anni successivi all’accaduto e dal titolo appunto Mezzanotte e cinque a Bhopal a cura di Dominique Lapierre, giornalista, scrittore e filantropo francese recentemente scomparso (autore del celeberrimo La città della gioia ambientato a Calcutta) e del giornalista Javier Moro. Numerose tonnellate (difficile stabilire esattamente quante) d’isocianato di metile, un composto estremamente tossico che causa danni irreversibili agli organismi, fuoriuscì da un impianto specializzato nella produzione dell'insetticida Sevin presso la Union Carbide India Limited (UCIL), consociata della multinazionale statunitense Union Carbide specializzata nella produzione di fitofarmaci. La nube tossica causò il pressoché immediato decesso di 2.259 persone e l’avvelenamento di altre decine di migliaia. Il governo del Madhya Pradesh ha confermato un totale di 3.787 morti direttamente correlate all’evento, ma successive stime di agenzie governative indicavano ben altri numeri, ossia 15.000-20.000 vittime. Si tratta del più grave incidente da fuga di sostanze chimiche mai avvenuto.

NON SI VOLLE CHIUDERE

«La UCIL - viene precisato nello scritto torinese - deteneva una quota pari approssimativamente al 51% del capitale societario e lo stato indiano ne possedeva la parte restante. Ciò è di una certa rilevanza rispetto alla durissima opposizione da parte delle autorità di governo nei confronti dell'ipotesi di chiusura completa dello stabilimento di produzione, già deliberata nel 1981 da parte della direzione della casa madre, a causa delle difficoltà economiche create dai cali di produzione e di redditività dell'impresa. A fronte della recisa opposizione delle autorità statali indiane, fu però deciso di continuare la produzione, ma di ridurre drasticamente tutte le spese destinate alla ricerca, alla formazione del personale, e soprattutto alla manutenzione dei sistemi di sicurezza e controllo. Nel 1984 lo stabilimento funzionava a circa un quarto della sua potenzialità produttiva, per una decrescita consistente della domanda del mercato e per l'agguerrita concorrenza di altri produttori di pesticidi». Mostacci e Cerruti sottolineano inoltre che l’impianto si trovava in un’area ad elevata densità di popolazione, «con un numero di abitanti di quasi un milione di persone», in una zona centrale, «vicino alla stazione ferroviaria e ai quartieri più poveri e sovrappopolati».

L’IMPATTO SULLA REGIONE

Proseguono Erminio Mostacci e Luigi Cerruti: «Peraltro gli effetti del disastro dopo più di 25 anni (nel momento in cui scrivono, ndr) non sono stati ancora risolti anche per il progredire di un inquinamento diffuso del terreno e delle falde acquifere e per i complessi aspetti economici, giudiziari e penali. Vi furono due esodi di massa dalla regione, anche con mezzi improvvisati e pericolosi, un primo di circa 400.000 persone e un secondo di 200.000, come è riportato nel rapporto contenuto nel volume di J.K. Mitchell: “Le crisi industriali sono processi caratterizzati da gravi distruzioni e danni che hanno origine nelle stesse attività industriali e negli impianti tecnologici. Essi colpiscono le persone, le proprietà e l'ambiente naturale. Le comunità, le aziende e le agenzie governative a volte sono da ristrutturare a seguito di queste crisi”».

40 ANNI DOPO, GLI EFFETTI SULLA SALUTE

Lo scopo dello studio attuale dedicato alla tragedia di Bhopal era quello di esaminare gli effetti di questo terribile disastro sulla salute a lungo termine. I dati sono stati attinti dall'India's National Family Health Survey (47.817 persone nate tra il 1960 e il 1990 e che vivevano nel Madhya Pradesh nel 2015) e dall'Indian Socio-Economic Survey del 1999 (13.369 persone che vivevano nel Madhya Pradesh) per stimare gli effetti sulla salute della fuga di gas tra i 15-49enni che vivevano nel Madhya Pradesh nel 2015-16 così come i loro figli (1.260) nati tra il 1981 e il 1985. L'analisi dei dati ha mostrato che ci sono stati effetti intergenerazionali a lungo termine.

Gli uomini, che all'epoca erano nel grembo materno e le cui madri vivevano vicino a Bhopal, entro un raggio di 100 km, avevano maggiori probabilità (1 punto percentuale, oltre il doppio del tasso di riferimento dello 0,04%) di avere una disabilità in grado di influire sulla loro occupazione lavorativa 15 anni dopo.

Più di 30 anni dopo, gli uomini che non si erano mai trasferiti avevano anche un rischio di cancro 27 volte maggiore e 2 anni di istruzione in meno rispetto agli adulti nati prima o dopo il disastro e che vivevano più lontano.

Anche il rapporto tra i sessi delle nascite nel 1985 è cambiato tra i bambini nati fino a 100 km di distanza dall'incidente, suggerendo che gli effetti del disastro potrebbero essere stati più diffusi di quanto si pensasse inizialmente. Tra le donne che vivevano entro 100 km da Bhopal la percentuale di nati maschi è scesa infatti dal 64% tra il 1981 e il 1984 al 60% nel 1985. Ma non c'era differenza nel rapporto tra i sessi tra le donne che vivevano a più di 100 km durante lo stesso periodo. Questa scoperta è coerente con una considerazione generale sul fatto che i feti maschi siano maggiormente suscettibili rispetto alle femmine circa i fattori di stress esterni, come quelli ambientali.

E se i ricercatori riconoscono alcuni limiti nel loro studio, inclusa l'incapacità di valutare l'esatta gamma di esposizioni al gas tossico o il potenziale impatto della migrazione e dei decessi attribuibili all’esplosione, tuttavia la conclusione è chiara. I risultati indicano infatti costi sociali significativi derivanti dal disastro del gas di Bhopal e che si estendono ben oltre la mortalità e la morbilità sperimentate subito dopo. Inoltre è evidente che la nube del gas di Bhopal abbia colpito persone in un'area sostanzialmente ben più estesa di quanto inizialmente dimostrato.

Le prove presentate in questo documento evidenziano chiaramente gli effetti a lungo termine. La necessità, quella dunque di un sostegno continuo ai sopravvissuti e una solida protezione normativa affinché non si ripetano sciagure analoghe. Altro aspetto fondamentale emerso da questa ricerca è l’importanza di monitorare i territori a rischio e valutare in maniera costante le ripercussioni sulla salute di chi era fisicamente presente durante un disastro industriale o ambientale in senso generale, non trascurando le generazioni successive.

IL LIBRO DI LAPIERRE E MORO

Il già citato Mezzanotte e cinque a Bhopal, scritto da Dominique Lapierre e Javier Moro, è un punto di vista interessante, sostanzialmente contemporaneo al disastro. Intenso e sconvolgente, è un romanzo-inchiesta, narrato attraverso gli occhi degli abitanti dell’Orya Basti, la bidonville di Bhopal. Lì si era trasferita dalla campagna dell’Orissa (stato dell’India orientale) Padmini, la protagonista, insieme alla sua famiglia, in cerca di migliori condizioni di vita. Qui, nella capitale dello stato del Madhya Pradesh, negli anni Settanta, l’azienda chimica Union Carbide era riuscita a costruire un impianto di produzione e distribuzione di diserbanti sfruttando la manodopera locale. L’impianto dell’industria chimica rappresentava dunque un vero sogno per tutti gli abitanti di Bhopal, i quali potevano finalmente ottenere un lavoro ben retribuito e sperare di sfuggire alla fame e alla povertà. Anche la giovane Padmini non era più costretta a fare l’elemosina sui treni che passavano accanto alla bidonville o a raccogliere i rifiuti che i pendolari gettavano dai finestrini dei treni… il resto è la storia che più o meno conosciamo, con qualche nebulosa, come sempre avviene in questi casi.

Per il resto Bhopal è un’antica città indiana, costruita intorno all’anno Mille. Nel Seicento la città faceva parte dell’impero Moghul, la più importante dinastia imperiale indiana di religione musulmana che si estendeva a gran parte dell’India. Già ai primi del Settecento Bhopal era ricchissima di magnifici palazzi, moschee, e altre bellezze architettoniche. Attualmente conta un milione e ottocentomila abitanti.

Fonti utili:

Long-term health and human capital effects of in utero exposure to an industrial disaster: a spatial difference-in-differences analysis of the Bhopal gas tragedy, BMJ Open, 2023

Accadde a Bhopal, 3 dicembre 1984 Ricostruzione storica e analisi della grande stampa quotidiana, Erminio Mostacci, Luigi Cerruti - Dipartimento di chimica Generale e Chimica Organica, Università di Torino, 2011



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