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Verso un pancreas bionico per il diabete tipo 1?

Oltre 30 anni fa il modo diabetologico venne attraversato da un momento di entusiasmo generato dalla messa a punto di un “pancreas artificiale”. Cosa è rimasto?

Verso un pancreas bionico per il diabete tipo 1?

Oltre 30 anni fa il modo diabetologico venne attraversato da un momento di entusiasmo generato dalla messa a punto di un “pancreas artificiale”, cioè di un sistema in grado di misurare la glicemia in modo continuo e adeguare di conseguenza il rilascio di insulina atto a ridurre, nella persona con diabete, i livelli di glicemia e garantirne lo stretto controllo.

Il momento di entusiasmo, però, si spense abbastanza presto perché il sistema, pur dimostrando la fattibilità di un “pancreas artificiale”, evidenziava una serie di limitazioni maggiori: le grandi dimensioni che costringevano a letto la persona collegata all’apparecchiatura; la necessità di prelevare costantemente minime quantità di sangue da una vena e la necessità di infondere insulina attraverso un analogo accesso venoso con il rischio di infezioni. Cosicché, dopo il brivido iniziale ecco un periodo, piuttosto lungo, di ripensamento che però non ha fermato la ricerca per ottenere sistemi di somministrazione intelligente di insulina, miniaturizzati e che non richiedessero il delicato accesso diretto al sangue circolante.

Questa ricerca ha sviluppato sistemi di misurazione della glicemia con microsensori che, posizionati nel tessuto sottocutaneo, possono misurare la glicemia in modo continuo. Alcuni di questi sistemi sono già utilizzati da persone con diabete tipo 1 per monitorare l’andamento della glicemia, segnalare mediante sistemi di allarme, l’eccessivo aumento o l’eccessiva riduzione della glicemia e consentire le opportune correzioni della terapia al fine di garantire un più stabile controllo glicemico. Nel frattempo si sono andati evolvendo anche sistemi di infusione sottocutanea di insulina, le cosiddette “mini-pompe”.

Dai prototipi degli anni ’80 e ’90 si è passati a sistemi computerizzati e miniaturizzati che permettono di creare i profili di infusione dell’insulina più disparati. I modelli più recenti sono anche in grado di ricevere e registrare le misurazioni della glicemia da parte dei sensori sottocutanei. Queste innovazioni hanno reso un po’ più vicino il momento in cui sarà possibile collegare misurazione della glicemia e somministrazione di insulina in modo automatico e autonomo rendendo possibile un vero e proprio pancreas artificiale portabile. Una serie di esperienze in questo senso sono state già fatte anche se largamente limitate a brevi periodi e con la persona con diabete tenuta in osservazione in ambito ospedaliero.

Per questo lo studio recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine rappresenta un altro passo verso la realizzazione di un pancreas artificiale. Lo studio riporta, infatti, le esperienze maturate in persone con diabete di tipo 1 che hanno portato un pancreas “bionico” per 5 giorni al di fuori dell’ambito ospedaliero (per quanto regolarmente scortate da uno dei ricercatori) dimostrandone sufficiente affidabilità e capacità di garantire un controllo della glicemia migliore rispetto alla terapia iniettiva tradizionale.

Siamo comunque ancora in una fase sperimentale che richiederà non pochi interventi tecnici per rendere ancora più fruibile in termini di portabilità la strumentazione oltre che alla necessità di testarne l’affidabilità e sicurezza nell’ambito delle innumerevoli circostanze quotidiane, lavorative, familiari, ludiche… nelle quali la persona con diabete si viene a trovare. Si tratta di un percorso iniziato molti anni orsono che procede lentamente ma che comincia ad offrire opportunità che sembrano diventare più concrete. 

Stefano Del Prato



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