Terapie miracolose per il diabete? Attenti ai rischi e alle false promesse
Vengono pubblicizzate, in modo anche piuttosto chiassoso, cure che promettono di spezzare una volta per sempre le catene del diabete
Se è vero che storicamente gli anni sono sempre stati caratterizzati dall’aumento dei fenomeni miracolistici, quello che stiamo attraversando sembrerebbe un momento particolarmente buio. Uno dopo l’altro vengono pubblicizzate, in modo anche piuttosto chiassoso, cure che promettono di spezzare una volta per sempre le catene del diabete. Basta farmaci, basta iniezioni di insulina, basta misurazioni della glicemia: ecco la dieta dei miracoli!
Sui quotidiani nazionali, con inserzioni a pagamento, è stato pubblicizzato un libro nel quale si millanta una pseudo-teoria che darebbe il fondamento di una dieta “alcalina” capace, in soli “3 giorni” di curare anche il diabete tipo 1. Ora, che la dieta - o meglio la terapia nutrizionale- sia alla base della gestione della malattia diabetica, è cosa nota, visto che rappresenta il cardine sul quale dovrebbe basarsi ogni terapia farmacologica. Diverso è invece pensare che una restrizione dietetica o il ricorso a specifici alimenti possa avere poteri taumaturgici. Al contrario, il rischio è quello di incorrere in danni anche gravi.
Ma cominciamo col fare chiarezza su cosa sia il diabete.
Esistono due forme di diabete. Il diabete di tipo 1 è caratterizzato dall’incapacità dell’organismo di produrre insulina, ormone indispensabile per permettere alle cellule dei nostri tessuti di utilizzare il glucosio. Sospendere la terapia con insulina, confidando nel potere miracoloso di diete fantasiose, è estremamente pericoloso e va evitato nel modo più assoluto. La carenza di insulina nell’organismo può portare fino al coma chetoacidosico, una condizione estremamente pericolosa, capace di mettere a repentaglio di vita. Lo stesso tipo di scetticismo va riservato, almeno per il momento, anche ad alcune terapie sbandierate come miracolose e che sarebbero in grado di indurre cellule del nostro organismo a produrre insulina. Proprio di questi giorni è l’ennesima polemica sulle cellule staminali. Va detto chiaro: al momento non vi sono applicazioni cliniche validate, in grado di garantire l’efficacia di tali procedure. E’ bene evitare pericolose illusioni e nello stesso tempo aumentare la garanzia delle terapie disponibili.
C’è poi il diabete tipo 2, la forma più diffusa di malattia, che in oltre l’80% dei casi si manifesta in soggetti in sovrappeso o obesi. Il legame tra obesità e diabete tipo 2 è molto forte e sicuramente l’aumento del peso corporeo è un elemento determinante nell’aggravare il rischio di sviluppare diabete. E’ quindi facilmente intuibile che seguire una dieta ipocalorica, aumentare l’attività fisica e quindi perdere peso non può che esercitare effetti favorevoli sul controllo delle glicemia. E addirittura, in alcune persone, può consentire di condurre alla sospensione della terapia che, in questi casi, è più frequentemente rappresentata da compresse (ipoglicemizzanti orali), piuttosto che da insulina. Nel diabete tipo 2 infine, non viene persa completamente la capacità di produrre insulina; l’eccesso di tessuto adiposo invece, riduce l’efficacia dell’insulina prodotta dall’organismo. In questo caso, la dieta può realmente giocare un ruolo molto importante.