Si può curare per sempre il diabete con la sola dieta?
Fra regimi ipocalorici e menu macrobiotici, un viaggio attraverso le verità e le illusioni della "diet industry"
La stampa internazionale ha di recente dato grande risalto all’avvio di studi (e va sottolineato si tratta di studi opportunamente disegnati e controllati) per valutare l’effetto di una dieta fortemente ipocalorica in persone obese con diabete tipo 2. Non è certo il primo tentativo di questo tipo e gli effetti benefici di una drastica riduzione dell’introito calorico sarà, quasi sicuramente, positiva. Questi effetti positivi sono imputabili, in una fase iniziale, alla minore quantità di calorie introdotte e, in una seconda fase, alla perdita di peso. Il punto è quanto questa riduzione di peso possa essere mantenuta nel tempo. Questo mantenimento richiede l’aderenza continuativa e a tempo indefinito ad una dieta con un apporto di calorie appena in grado di soddisfare le strette necessità dell’organismo, pena il recupero del peso. Inoltre, rimangono da verificare gli effetti a lungo termine, dato che in un soggetto con una forte predisposizione alla malattia, gli effetti benefici potrebbero rivelarsi passeggeri.
Sarebbe però riduttivo vedere solo la dieta come quantità di calorie. Gli stessi costituenti della dieta possono avere un ruolo importante. Recentemente è comparsa su un periodico di larga diffusione nazionale l’informazione che la dieta macrobiotica avrebbe effetti ancor più favorevoli delle diete riconosciute e consigliate dalle organizzazioni sanitarie nazionali e internazionali. Vale la pena di ricordare che la dieta macrobiotica fa largo uso di carboidrati complessi (cereali, riso meglio se integrali), legumi e verdure (cotte). Una scelta di questo tipo significa aumentare l’introduzione di più fibre che riducono l’assorbimento dei carboidrati durante il processo di digestione. Non si fa uso in questa dieta di latte e latticini (meno colesterolo) e alla carne si preferisce il pesce. Sono banditi i dolci e l’olio extra vergine d’oliva è la principale fonte di grassi. Insomma a ben vedere, si tratta di un concentrato delle raccomandazioni ufficiali. Non stupisce, pertanto, che un breve periodo di adesione a questi principi dietetici si traduca in un miglioramento del controllo glicemico in persone con diabete di tipo 2.
Anche in questo caso, però, è necessario fare attenzione. Ad esempio, questo è un tipo di dieta che può essere ad alto contenuto di glutine e quindi non adeguata ad una persona con malattia celiaca. La terapia nutrizionale va sempre discussa dalla persona con diabete insieme al proprio medico, valutandone carico calorico, obiettivo in termini di peso corporeo, specifiche necessità ed eventuali controindicazioni.
In conclusione, le diete “miracolose” contro il diabete attirano tanta attenzione, proprio perché l’importanza della dieta, come fattore di salute, è troppo spesso trascurata. Il Paese simbolo della Dieta Mediterranea, la dieta salubre per eccellenza, si va sempre più convertendo a fast food e bibite gassate, sulla scia della brutta esperienza d’oltre-oceano.
Le diete rappresentano un business miliardario. Non a caso si parla di una ‘diet industry’ che inonda il mercato di prodotti, programmi e quant’altro possa far intravvedere il miraggio di una facile perdita di peso o della miracolosa risoluzione del diabete. Il tutto senza prestare particolare attenzione al rapporto costo/beneficio del consumatore o addirittura esponendolo – è appunto il caso della persona con diabete - a gravi rischi.
Nel mondo si spendono circa 150 miliardi di Euro, con una crescita annua (in barba alla crisi) di oltre il 10 per cento l’anno per questa industria del wellness. Lo stesso dr. Young co-autore del libro pubblicizzato come risolutore del diabete offre programmi al prezzo di circa 9000 Euro stando a quanto svelato in una recente indagine.
Forse, più che ‘industria della dieta’, dovremmo chiamarla ‘industria delle illusioni’.
Stefano Del Prato
@StefanoDelPrato