Occhi aperti per evitare il diabete
Il 14 novembre si celebra la giornata mondiale contro la malattia. Luci puntate sulla retinopatia, una complicanza che può portare alla cecità. Nel caso del diabete di tipo 2 la prevenzione (stili di vita corretti) è efficace
Come ormai tradizione, il 14 novembre si celebra la Giornata Mondiale del Diabete. Voluta dalla Organizzazione delle Nazioni Unite con una risoluzione del dicembre 2006, vuole, in un’unica giornata celebrata a ogni latitudine, richiamare l’attenzione del mondo intero su quello che, purtroppo, è un fenomeno in continua crescita. Quest’anno la campagna di sensibilizzazione ha come tema «Occhio al Diabete». È questo un tema che due chiavi di lettura: la prima quella di porre l’attenzione su una complicanza molto comune della malattia diabetica e cioè la retinopatia diabetica. La seconda è quella di esortare a tenere d’occhio il fenomeno diabete al fine di trovare le giuste soluzioni per contrastarlo e, soprattutto, prevenirlo.
La retinopatia diabetica è una condizione che interessa i piccoli vasi che irrorano la retina, un delicatissimo organo capace di raccogliere le immagini e trasmetterle al cervello. La cronica esposizione a valori inadeguati di glicemia porta a una loro alterazione prima funzionale e poi strutturale. Per effetto dell’alterazione funzionale, i microvasi diventano permeabili a un numero di sostanze normalmente trattenute al loro interno, con conseguente rigonfiamento della retina (maculopatia) che può interferire con la capacità visiva. Il deficit strutturale rende inoltre i vasi più deboli, determinandone lo sfiancamento e, infine, la loro chiusura (trombosi): con ridotto apporto di ossigeno in aree più o meno ampie della retina. Queste zone ischemiche stimolano, in un estremo tentativo di riparazione, la crescita di nuovi microvasi sanguigni. Purtroppo, questi neovasi, a differenza di quelli originali che scorrono paralleli negli strati della retina, tendono ad aggettare all’interno del globo oculare senza particolari strutture di sostegno. Il che li rende fragili e a rischio di rotture con conseguenti emorragie endovitreali che si oppongono alla penetrazione della luce alterando la visione. Le emorragie vanno poi incontro a riassorbimento che, in alcuni casi, può evolvere in senso fibrotico con il rischio di creare trazioni sulla retina fino a determinarne il distacco e quindi la cecità.
La retinopatia diabetica è, tuttora, la causa più frequente di nuovi casi cecità in età adulta. È responsabile di oltre l’ottanta per cento dei casi di cecità riscontrata nelle persone con diabete di tipo 1, mentre nel diabete Tipo 2, dove altre malattie dell’occhio sono comuni, rende conto di almeno un terzo dei casi di perdita della vista. Quello descritto è lo scenario peggiore che però può essere evitato in un sempre maggiore numero di casi grazie a due fondamentali azioni. Innanzitutto un attento controllo della malattia. Mantenere la glicemia entro valori accettabili può drasticamente ridurre il rischio che si sviluppi retinopatia o che evolva verso le condizioni più gravi. Questa evoluzione, inoltre, può essere bloccata con specifici interventi da parte dell’oftalmologo, interventi che sono tanto più efficaci quanto più essi sono tempestivi. L’occhio è una finestra sulle nostre arterie e la retina può essere esplorata facilmente. Il che permette di verificare lo stato dei piccoli vasi. Per questo è importante che le persone con diabete, almeno una volta all’anno o con tempistiche indicate dal diabetologo o dall’oftalmologo, controllino il fondo dell’occhio oltre ad adoperarsi per garantire il migliore controllo del diabete.
Ovviamente, prevenire il diabete vuole anche dire prevenirne le complicanze, inclusa la retinopatia. Almeno nel caso del diabete di tipo 2 la prevenzione, largamente basata su un sano stile di vita, è possibile e efficace. Per le persone con diabete, quindi: occhio al controllo della malattia e regolari screening. Per tutti noi: occhio al nostro peso, alla nostra alimentazione. In altre parole: occhio al diabete.
Stefano Del Prato