Il pallone è mio e quindi si gioca con le mie regole
Una volta, da bambini, non era così frequente disporre di un vero pallone, di plastica o addirittura di cuoio, per potere giocare a pallone in strada
Una volta, da bambini, non era così frequente disporre di un vero pallone, di plastica o addirittura di cuoio, per potere giocare a pallone in strada. Si, si giocava a pallone in strada, quando il numero di autovetture era scarso e comunque non circolavano a velocità folle. Il problema era di trovare un pallone appunto. Si ricorreva a collette tra i ragazzi o ad espedienti di vario genere, ma spesso c’era un amico benestante che ne aveva uno tutto suo. Il problema è che spesso il reddito non è legato all’estro calcistico, anzi. Accadeva così che il proprietario del pallone fosse il più scarso della squadra nel gioco del calcio: calcio di strada, quindi ancora più complesso perché prevedeva di evitare marciapiedi, pedoni ed autovetture. Succedeva così che il proprietario del pallone fosse emarginato dal gioco e che finisse per stufarsi sentenziando che se andava avanti così lui se ne andava portandosi via il pallone. Nascevano così nuove regole o convenzioni per permettere al gioco di continuare. Ma un padrone particolarmente arrogante poteva finire per imporre un ruolo speciale per se stesso, ossia quello dell’unico attaccante che poteva segnare.
Lo Stato italiano, ma la Regione Friuli nello specifico è questo tipo di proprietario del pallone e sta dettando regole che non valgono in nessun altro campo (campo di calcio, agricolo o del diritto).
Ripercorriamo la vicenda degli OGM Friulani fuor di metafora. Un agricoltore friulano, Giorgio Fidenato decide di piantare mais Bt autorizzato per la coltivazione in Europa negando la validità della legge italiana 212/2001 che vietava tale pratica. Segue denuncia penale e processo che si conclude (tre anni dopo) con l’assoluzione di Fidenato perché la legge 212/2001 non essendo mai stata notificata a Bruxelles non era valida, dato che la disciplina agricola è stata delegata dai singoli Stati all’Unione Europea. Fidenato e Silvano Dalla Libera (che aveva fatto da apripista vincendo un ricorso al consiglio di Stato nel 2010 sulla medesima materia) piantano così legalmente mais OGM nella stagione 2013. Ma il proprietario del pallone (lo Stato italiano, la Regione Friuli, le organizzazioni di categoria che avversano gli OGM ma li vendono come mangimi) non ci sta a vedersi legalmente sbeffeggiato in questo modo e medita vendetta. Ben sapendo che Bruxelles non gli darà mai l’autorizzazione a vietare la coltivazione di mais OGM fa melina ed attende il momento propizio e il 28 marzo 2014 scatta il piano. La Regione Friuli dove operano Dalla Libera e Fidenato emette una legge regionale, la numero 5 (http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmllex.aspx?anno=2014&legge=5 ). Di notificarla a Bruxelle nemmeno l’intenzione perché questa è in attesa di un'altra legge sulla coesistenza di cui non si sa quale sia l’opinione delle strutture comunitarie, ma nell’attesa si emana una legge “in nero”, ossia non valida come non lo era la 212/2001. Per capire come la pensa il padrone del pallone basta leggere l’attacco dell’articolo uno:
1. Al fine di evitare perdite di reddito per le colture convenzionali e biologiche di mais a seguito della commistione da colture transgeniche, nelle more della procedura di comunicazione alla Commissione europea……
Alla televisione ci avevano fatto vedere dei telefilm dove campeggiava sulla testa del giudice la frase: “La Legge è uguale per tutti”. Forse si trattava di un trucco scenico. Qui all’articolo uno si scrive che non si vuole danneggiare il reddito dei coltivatori biologici (per il mais stiamo parlando di circa lo 0,2% di tutto il mais prodotto in Italia) e dei coltivatori di mais convenzionale. I coltivatori di mais convenzionale coprono il restante 99,8% del mais prodotto in Italia, ma solo il 5% di questi produce mais per consumo umano che potrebbe vedere un leggero abbassamento del reddito causato dalla eventuale presenza accidentale di mais Bt in mais tradizionale. Insomma circa il 95% dei coltivatori di mais italiani producono mais per la mangimistica e per la produzione di biocarburanti e spesso è più apprezzato e valutato mais OGM che mais tradizionale. In definitiva la legge non è uguale per tutti, ma tutela una vera e propria ideologia che prescinde dai dati tecnici tutelando coltivatori che non hanno svantaggi (anzi) dalla coltivazione di mais Bt anche solo di un proprio vicino.
Ebbene domani 9 luglio 2014 sulla base di una legge illegale l’ultimo campo di mais OGM verrà distrutto dai forestali del Friuli.
Perché fa tanto paura questo minuscolo campo di un paio di ettari? Perché si tratta di un campo sperimentale dove si stanno accumulando prove che la coesistenza tra coltivazioni di mais OGM e non fiancheggianti è non solo possibile, ma facile e che tutti possono coltivare quello che credono basta che i due vicini si informino a vicenda delle loro scelte. Ma si sta anche osservando quanto sia ricca e complessa la biodiversità di artropodi ed insetti in questi campi, come gli imenotteri sopravvivano benissimo e le coccinelle e formiche stiano in ottima forma. Insomma tutti dati sperimentali con i quali si accenderebbe la luce sul gigantesco inganno mediatico che sta attorno al tema degli OGM. Quindi prima che la partita venga persa, ancora una volta, il proprietario del pallone è scappato via con la palla sentenziando che ha vinto lui. E’ vero lui ha vinto, ma tutti, la credibilità dello Stato compresa, hanno perso.