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Bayer-Monsanto, a nozze i colossi dell'agricoltura

L'Europa ha la sua azienda nell'ambito delle piante migliorate che richiedono meno agrofarmaci

Bayer-Monsanto, a nozze i colossi dell'agricoltura

La fusione tra Bayer e Monsanto ha avuto il via libera definitivo dalle autorità antitrust e così scomparirà il marchio Monsanto. Quelli che proseguiranno a lungo sono invece i dibattiti e le analisi sulle conseguenze della politica di questa azienda di Saint Louis che ha scritto un capitolo indelebile nei rapporti tra societàinnovazione scientifica.

Monsanto ha rappresentato il simbolo dell’uso degli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura. Questa tematica è quella più divisiva tra tutte quelle che riguardano i temi scientifici. La distanza tra la valutazione che danno gli scienziati sull’affidabilità degli Ogm rispetto alla percezione che ne ha il grande pubblico è maggiore rispetto a qualunque altra tematica. Tra la percezione degli scienziati e quella del pubblico -statunitense, per giunta - le posizioni sono molto distanti. Più distanti rispetto ad altre tematiche come l’uso di animali nella sperimentazione scientifica o della sicurezza del cibo trattato con agrofarmaci o dell’uso dei vaccini. Monsanto non solo incarna il simbolo degli Ogm, ma inoltre anche quella dell’uso dell’erbicida glifosato: altra incandescente tematica. Rappresenta da sola l’idea di una natura violata e inquinata. Se qualcosa lo fa o lo dice Monsanto è in quanto tale una cosa errata. Ce ne è d’avanzo per delle accurate analisi psicologiche e dei meccanismi della comunicazione.

Di certo Monsanto ha spaventosamente sottovalutato quanto la percezione pubblica fosse parte integrante del suo stesso business. Con una politica aggressiva e muscolare si è attirata invidie prima delle università a cui ha strappato brevetti biotecnologici a poco prezzo e poi delle aziende concorrenti e del grande pubblico. Ora una delle aziende concorrenti, la tedesca Bayer, l'ha acquistata per 66 miliardi di dollari. Il tema degli Ogm sta sfumando soprattutto per gli insensati costi che hanno i test di validazione sanitaria e ambientali a cui devono andare soggetti. Intanto emergono le tecnologie del genome editing che possono raggiungere alcuni dei risultati che si potevano ottenere con gli Ogm, ma senza gli spaventosi costi di valutazione (tra i 30 ed i 100 milioni di euro a prodotto).

Dal punto di vista europeo l’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer è una buona notizia. Intanto perché analoghe acquisizioni erano già avvenute per quasi tutti i grandi attori dell’agrochimica: come Syngenta acquisita da un’azienda della chimica cinese e la fusione tra Dow e Pioneer negli Stati Uniti. Da questi movimenti erano rimaste fuori l’altra azienda della chimica tedesca, la Basf, e la giapponese Sumitomo. L’Europa che aveva finora fatto argine alla coltivazione di Ogm (ma mai al loro import) privilegiando di fatto le attività delle sue tre grandi aziende degli agrofarmaci (le prime tre al mondo per fatturato), finisce per avere almeno uno dei tre grandi attori globali. Il secondo aspetto positivo è che un’azienda della chimica (Bayer) sposta i suoi interessi sulla selezione di semi. Ossia mira a ridurre l’uso di agrofarmaci per aumentare le capacità genetiche della pianta di tollerare parassiti, stress e carenze nutrizionali.

La speranza è che anche questo tipo di ideologia (naturale versus migliorato dall’uomo) venga abbandonata al secolo scorso assieme al tramonto del marchio Monsanto e che le tecnologie raffinate e impercettibili del genome editing possano finalmente vedere la luce anche in un Paese come l’Italia: per troppi anni attestato sulla sterile e improduttiva trincea di una nostalgica quanto illusoria tradizione.



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