Un sorriso da povero
Oggi la salute del cavo orale assurge a status symbol. La soglia di povertà ha raggiunto l'altezza del labbro inferiore
La crisi, dell'economia e delle soluzioni ragionevoli per un'assistenza sanitaria pubblica efficace, efficiente, economica ed etica, ci sta portando via il sorriso. Nel vero senso della parola. Gli italiani sono più tristi e più rassegnati. Due condizioni che portano comunque a mostrare malvolentieri i denti. Il sorriso e il "ringhio" sono due gesti ancestrali che forse ci trasciniamo dietro dal tempo delle caverne e che accomunano il genere umano prescindendo da latitudini e retroterra culturali. A patto di avere i denti sani.
Ecco. Mi ha colpito, ascoltando una conversazione tra due giovani donne, la descrizione fatta di una terza persona, assente: altezza molto sopra la media, corporatura snella, capelli castani mossi, un sorriso da povero. Un sorriso da povero? "E come sorridono i poveri?", mi sono interrogato tra me e me, ma non ho fatto in tempo a formulare il pensiero che è arrivato il chiarimento nella descrizione che stavo involontariamente ascoltando: "hai presente la bocca di uno che non va da chissà quanto tempo dal dentista?". Ecco, la salute del cavo orale assurge a status symbol. La soglia di povertà ha raggiunto l'altezza del labbro inferiore.
Sono sempre rimasto perplesso pensando a come l'assistenza sanitaria avesse lasciato la prateria delle cure odontoiatriche e odontostomatologiche appannaggio pressoché esclusivo degli studi dentistici privati, quasi che carie, granulomi, problemi occlusivi eccetera fossero questioni legate più alla vanità che alla salute.
Eppure, sono accertati i rischi per il sistema cardiocircolatorio, connessi a patologie del cavo orale. Plauso alla Regione Toscana per la copertura delle cure odontoiatriche per i meno abbienti. Ma chi non ha l'acca aspirata non ha diritto ad altrettante opportunità di cura?
Le persone, attanagliate dalla crisi, rinunciano a curarsi i denti. Produttori di antidolorifici e antinfiammatori si sfregano sempre più le mani. I dentisti, meno. Alcuni hanno abbassato i prezzi delle proprie prestazioni, decisamente esose negli anni passati. La legge del mercato ha fatto capolino anche qui. Il franchising odontoiatrico è ormai una realtà quasi pervasiva. Accanto ai Compro Oro e ai venditori di kebab fanno la loro apparizione in locali fronte strada un tempo adibiti a negozi delle cliniche dentali (per la serie: vendo i gioielli di famiglia e mi faccio fare due otturazioni, così posso tornare a masticare). Chissà se tutti questi negozi della salute della bocca hanno i requisiti di sicurezza, di salubrità e di destinazione d'uso dei locali. In alcuni casi si potrebbe persino coniare il neologismo dentalscount (crasi tra discount e centro dentale). In internet si vendono coupon con offerte simili al 3x2. Qualche settimana fa sono persino incappato (e l'ho fotografato) in un gazebo allestito in una fermata della metropolitana per promuovere un centro odontoiatrico low cost. Di fronte ai pacchetti economici per ritrovare il sorriso, persino il turismo sanitario subisce una battuta di arresto. Andare in Ungheria o in Slovenia per farsi curare i denti è diventato meno conveniente di un tempo. I manifesti sui muri cittadini propongono persino pubblicità choc con un topolino che abita in una arcata dentale piena di buchi.
La situazione ricorda molto le gag portate sul palcoscenico di Made in Sud da "i Duo per duo" che fanno gli eterni ricoverati in un ospedale del Mezzogiorno e la cui attenzione viene richiamata di tanto in tanto da offerte promozionali del tipo "ogni due dialisi una colonscopia in omaggio".
Possibile che la salute della bocca continui a essere considerata un lusso, pressoché totalmente esclusa dai Livelli Essenziali di Assistenza? Facilitazioni sull'acquisto di una protesi dentale sono diventate persino oggetto di campagna elettorale. Eppure, chi non riesce ad arrivare a fine mese, continua a stringere la cinghia e a rinunciare a cure mediche. Una verità che smorza ogni sorriso, indipendentemente dallo status e dal censo. Siamo tutti sconfitti. Tutti per-denti.
Marco Magheri